Categorie: Economia urbana

Car, dg Pallottini: realtà all’avanguardia in Europa

Intervista a Fabio Massimo Pallottini, Direttore generale del Centro Agroalimentare di Roma e Presidente di “Italmercati-Rete di Imprese”. Un baluardo a difesa della sicurezza alimentare

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Il tema della sicurezza alimentare e del controllo. Sono questi i punti su cui Fabio Massimo Pallottini insiste di più. Intervistato dall’Osservatorio sulla Capitale proprio in un momento in cui la sicurezza dei prodotti agricoli nel Lazio è quanto mai sotto la lente di ingrandimento dopo il rogo di Pomezia, il direttore generale del Centro Agroalimentare di Roma (CAR) e presidente di Italmercati-Rete di Imprese, non ha dubbi: “Il sistema italiano, e quello del nostro agromercato in particolare, si presenta vincente. Un grande mercato all’ingrosso dove le imprese assicurano la tracciabilità e la rintracciabilità integrale di tutti i prodotti in commercio è già una solida garanzia a tutela preventiva dei consumatori e del mercato”.

A ciò vanno aggiunte “le delicate attività di controllo, prevenzione ed informazione svolte dal CAR ad alti livelli tecnico-professionali nei controlli igienico-sanitari, negli esami ‘a campione’ sui livelli di tossicità nei cibi nelle situazioni di emergenza ambientale o di allarme per sofisticazioni alimentari, come accadde, ad esempio, nel 2011 con il caso del cetriolo killer, sottolinea Pallottini.

“Da 15 anni ogni notte veterinari della Asl Rm 5 prestano severe attività di prevenzione ispettiva a tutela del consumatore, delle aziende, degli scambi, dell’intero mercato ittico, che di continuo è ‘visitato’ anche dai Carabinieri del Nas e del Noa, dalla Guardia di Finanza, dalla Capitaneria di Porto, dalla Polizia di Stato e dall’Ispettorato del lavoro, che conoscono ed apprezzano i livelli di competenza collaborativa che si attivano nel Car nel superiore interesse collettivo e del singolo cittadino utente e consumatore”.

 

Il Car è oggi, infatti, il primo agromercato italiano movimentando 10 milioni di quintali di ortofrutta. Insomma un vero e proprio modello. Avete mai pensato di esportare questo ‘format’ anche in altre zone d’Italia e, perché no, anche all’estero?

Certo, ma già lo facciamo in Italia, così come intendiamo esportare il nostro know how anche all’estero. Non a caso dal 17 al 19 maggio, il Centro Agroalimentare di Roma si presenterà al mondo, addirittura assieme alla Fao, non solo come il più importante mercato agroalimentare all’ingrosso d’Italia, ma come un vero e proprio modello da presentare all’estero. E ciò ci riempie di soddisfazione. Per noi la distribuzione di prodotto fresco rappresenta una priorità e, in questo, il sistema italiano si presenta vincente. E infatti in Europa siamo tra i tre paesi leader insieme alla Francia e alla Spagna.

 

Ma se il CAR ha davvero un ruolo così prezioso di supporto e di valorizzazione economica per l’agricoltura, per lo sviluppo economico e l’occupazione, per quali motivi la Regione Lazio, che pure è impegnata su questi obiettivi, ha voluto disfarsi della sua quota azionaria in CAR Scpa – società proprietà e conduttrice del Centro Agroalimentare Roma?

La Regione Lazio è un’azionista di minoranza e ha fatto un ragionamento: ridurre le partecipazioni pubbliche di minoranza, ma non per questo viene in questo modo meno a questi obiettivi. Dal nostro punto di vista, comunque, auspichiamo che ci sia una riconsiderazione da parte della Regione alla sua partecipazione, cosa che ritengo sia anche in corso. Tra l’altro i nostri rapporti sono ottimi. Per questo sono convinto che verrà riconfermato l’interesse pubblico da parte della Regione sulla nostra struttura. C’è comunque tempo fino a settembre.

 

Direttore, dopo il trasferimento dell’agromercato dal centro di Roma alla periferia avete avuto difficoltà nel mantenere in equilibrio i conti, considerando anche l’onerosità del mutuo per l’acquisto di un’area così vasta?

Il Centro Agroalimentare Roma non è affatto in crisi. Il trasferimento dal cuore della città è stato certamente un evento ‘traumatico’. In una struttura così grande, oltre 140 ettari, è stato necessario occupare tutti gli spazi. Ma questa fase di avviamento si è conclusa nel giro di pochi anni e da circa sei anni i conti sono positivi. Obiettivo ora non è speculare, ma mantenere l’equilibrio economico. Il CAR ha un bilancio sano basato su fatturati cospicui (17 milioni) e alte cifre di affari (2 miliardi), costantemente allineato al Piano industriale e chiuso in attivo da cinque anni (nel 2016 il Consuntivo supera 1 milione di euro prima delle imposte), seppure solo nella misura permessa dalle norme sui prelievi fiscali sull’impresa. Oltre ad essere una società finanziariamente sana ed oculatamente ben gestita (il debito è sceso del 4,5% e in gran parte deriva appunto dal mutuo per costruire la struttura), che consegna utili ai suoi Azionisti, Car Scpa ha ampi margini di crescita e prospettive di sviluppo ulteriore. I Mercati generali all’Ostiense pesavano sui bilanci del Comune per 2 milioni di euro annui e sprecavano metà dei volumi ortofrutticoli in transito per l’assenza di refrigerazione.

 

A questo proposito cosa c’è nell’agenda di tutela ambientale del CAR?

Ogni anno il CAR consuma oltre 25 milioni di Kw ora. E’ un impegno energetico paragonabile a quello di una cittadina di oltre 25 mila abitanti, ma che sarà presto aumentato dall’esigenza di dare più ventilazione interna all’infrastruttura e di incrementarne la refrigerazione, per fronteggiare meglio le temperature in continuo aumento. Perciò, attraverso il fotovoltaico e quindi ad ‘impatto zero’, l’Agromercato di Roma già produce in proprio oltre un terzo delle energie che consuma. Una quota,, questa, che è destinata ad aumentare nel prossimo futuro:  stiamo, infatti,  preparando un piano pluriennale di risparmio energetico che va dalla semplice lampada al led alle centrali di rigenerazione.

 

Come si potrà, invece, controllare il settore dal punto di vista dell’equilibrio dei prezzi e dalla penetrazione delle mafie?

Riguardo a quest’ultimo punto nella nostra struttura non risultano infiltrazioni mafiose, ma sono le filiere che vanno monitorate. Non tanto nelle attività in senso stretto, ma più in quelle collaterali. In questo discorso rientra anche il problema del lavoro irregolare, soprattutto per il settore dell’ortofrutta che produce immissione massiccia di manodopera extracomunitaria. Noi, comunque, portiamo avanti un continuo contrasto, sia in termini repressivi con controlli ai varchi, sia in termini preventivi, sanzionando chi usa lavoro irregolare. Il tutto in collaborazione con le forze dell’ordine.

Per quanto riguarda, invece, il controllo dei prezzi effettuiamo un monitoraggio quotidiano con quello che chiamiamo sistema di rilevamento prezzi. In particolare, come Italmercati, stiamo lanciando la nostra rete per il sistema di monitoraggio sull’andamento dei prezzi. L’intento è di evitare che ci siano speculazioni: non appena si rileva qualcosa di anomalo si segnala. Anzi, le fornisco una anticipazione: prima dell’estate chiuderemo un accordo con Unioncamere per mettere in rete i prezzi sia a livello locale che nazionale e costituire così un indicatore comune su tutto il territorio.

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