Case popolari: a Roma gli inquilini potranno ristrutturarle e scalare i costi dall’affitto

Ok dell'assemblea capitolina al Regolamento per l'autoriparazione: permetterà lo scorrimento in graduatoria di un centinaio di alloggi che ad oggi non possono essere assegnati

Sono almeno un centinaio gli alloggi popolari a Roma che non possono essere assegnati perché necessitano di una ristrutturazione che il Comune non può permettersi. Così, per permettere lo scorrimento delle graduatorie (secondo i dati forniti recentemente dai sindacati degli inquilini ci sono 18.608 famiglie in attesa) il Comune di Roma ha approvato il Regolamento per l’autoriparazione. In pratica, le case popolari che restano in lista d’attesa perché il Comune non ha i fondi per ripararle e poi assegnarle, potranno andare agli inquilini in graduatoria che vogliono o possono sostenere i costi degli interventi. Il Comune si farà carico di una somma che va dai 7 ai 15mila euro, a valere sui canoni d’affitto da corrispondere successivamente all’accesso all’alloggio.

Un tecnico del dipartimento accerterà la corretta esecuzione dei lavori in un termine di 60 giorni. Inoltre, chi vive in un’abitazione di Edilizia residenziale pubblica e sta indietro con i pagamenti del canone – ma ha concordato un piano di rientro con il Comune – potrà farsi riconoscere il costo di eventuali interventi di manutenzione svolti dentro l’alloggio, sempre con la formula dello storno su quanto dovuto all’amministrazione. È il Regolamento per la gestione degli interventi di autoriparazione negli immobili di Edilizia residenziale pubblica, approvato oggi dall’Assemblea capitolina con 24 voti favorevoli e 3 astenuti.

“Questa delibera permetterà due cose”, ha spiegato il presidente della commissione Politiche abitative, Yuri Trombetti del Partito democratico, primo firmatario della proposta. “Da un lato, a chi sta dentro, diamo la possibilità di farsi i lavori e poi scomputarli dall’affitto. Addirittura – ha aggiunto – consentiamo di intervenire con il silenzio assenso se capita una necessità urgente e gli uffici comunali non rispondono, ad esempio lo spurgo di una fogna o un problema elettrico grave. Consentiamo insomma agli inquilini di non aspettare sempre la lentezza burocratica e la mancanza di fondi del Comune, perché le risorse nonostante il sindaco Gualtieri le abbia più che triplicate comunque non sono sufficienti. Dall’altro lato, ed è questa la grande innovazione, permettiamo di far scorrere la graduatoria su uno stock di case che non possiamo assegnare perché hanno bisogno di interventi ma non possiamo farli perché il ministero non ha stanziato fondi. Voglio ricordare che l’Ater regionale, nel 2024, ha dato per le assegnazioni in graduatoria soltanto 21 case al Comune di Roma, mancano i soldi per la manutenzione”.

Nel dettaglio, nei casi in cui può intervenire l’inquilino, il Comune riconoscerà il lavoro fatto, azzerando l’affitto, fino a quando l’assegnatario non rientra di quello che ha speso. Il tecnico comunale effettuerà una previa stima dei costi in base al prezziario dei lavori pubblici da incrociare con la proposta fatta dall’inquilino. Il regolamento nasce da una delibera della giunta regionale del 2016 che invita a intervenire in questo senso. E nei casi in cui c’è il silenzio assenso sugli interventi urgenti il Comune riconoscerà fino a 3 mila euro per l’intervento svolto dall’inquilino.

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