Cimiteri e Rifiuti: l’inerzia di Ama e del Campidoglio

A Roma 2000 salme accumulate. La questione rifiuti in alto mare, prossime settimane a rischio.

“Scusa mamma se non riesco ancora a farti tumulare”. La foto dei maxicartelloni che sono apparsi la scorsa settimana in diversi punti della città ha reso impossibile non vedere lo scandalo. A Roma è diventato impossibile persino morire. Venerdì sono scesi in piazza anche i titolari delle agenzie funebri: una protesta contro i ritardi e l’inerzia di Ama e comune.

Da una settimana sono più di 2mila le salme accumulate nelle camere mortuarie del cimitero Flaminio e al Verano in attesa di essere cremate. Martedì scorso Ama è stata costretta a scrivere alle agenzie di pompe funebri spiegando che nelle camere mortuarie dei cimiteri Flaminio e Verano si è raggiunto il numero massimo di salme ospitabili per la cremazione. Non c’è più posto.

Carenza di forni per la cremazione e ritardi amministrativi

Chi vorrà dovrà provvedere alla richiesta di cremazione fuori Roma (con un sovvraccosto di 350 euro). A contribuire a questo disastro due cose: la carenza di forni per le cremazione e, soprattutto, i lunghi ritardi amministrativi. “Dicono che è colpa della pandemia, ma non c’entra niente: per l’autorizzazione di una cremazione basta una firma, eppure ormai il comune ci mette anche 40-50 giorni”, spiega Giovanni Caciolli di Federcofit (sì, anche le onoranze funebri hanno le loro associazioni di categoria). “Per non parlare del fatto che la richiesta si fa all’Ama e ad autorizzare è invece il comune. Una separazione che allunga ancora di più i tempi”, aggiunge. Gli operatori funebri denunciano anche un altro aspetto: Roma è una delle poche città dove le richieste possono essere presentate solo recandosi direttamente all’ufficio competente, non esiste l’opzione di richiesta in digitale.

Dall’altro lato c’è la questione dei forni crematori che a Roma sono solo sei. Per questo ad agosto 2017 fu l’allora assessore all’Ambiente, Pinuccia Montanari, a far approvare una memoria di giunta per realizzarne di nuovi, necessari per gestire la crescente richiesta. Da allora però non è stato fatto nulla.

La carenza “impiantistica” i romani un tempo la temevano sulla questione rifiuti, oggi, in modo macabro, la cosa riguarda un aspetto ben più delicato.

 

Rifiuti: dal nodo discarica a quello dello smaltimento

Anche sul lato ‘’monnezza’’ comunque le cose vanno tutt’altro che bene. Grazie all’ordinanza emanata dalla Regione Lazio lo scorso aprile sono state trovate alcune soluzioni tampone alla chiusura della discarica di Roccasecca (Frosinone) – la più grande rimasta in regione – che almeno fino al 21 aprile dovrebbe evitare l’emergenza.

Il provvedimento firmato da Nicola Zingaretti, inoltre, chiedeva al Campidoglio di trasmettere entro il 2 maggio “un piano impiantistico ai fini dell’autosufficienza in termini di trattamento, trasferenza e smaltimento, fatto obbligo di realizzare una o più discariche sul territorio di Roma Capitale”. La sindaca di Roma Virginia Raggi ha annunciato nelle scorse settimane il ritiro in autotutela della delibera con la quale la giunta capitolina aveva indicato in un’ex cava in zona Valle Galeria l’area per la nuova discarica. La decisione era giunta dopo la notizia dell’arresto dell’imprenditore Valter Lozza, proprietario dell’ex cava, e di Flaminia Tosini, responsabile della direzione Rifiuti della Regione Lazio, accusati di corruzione, concussione e turbativa d’asta.

Ma non c’è solo il nodo discarica. Entro fine mese il Campidoglio dovrà anche chiarire le sue intenzione sulla sorte dell’impianto di trattamento dell’indifferenziato (Tmb) di Ama a Rocca Cencia. Comune e municipalizzata hanno due idee opposte sul futuro dell’impianto. Quest’ultima aveva chiesto alla Regione il rinnovo dell’autorizzazione ambientale per non trovarsi senza un ulteriore impianto al servizio del ciclo del rifiuti capitolino, pochi giorni dopo però il Campidoglio aveva smentito questa decisione indicando anzi come l’amministrazione comunale sia decisa a non chiedere il rinnovo dell’autorizzazione e dismettere l’impianto.

Durante una riunione in Prefettura con Regione e Comune lo scorso giovedì non sono state trovate soluzione. Il prefetto Matteo Piantedosi convocherà una nuova riunione in settimana, ma è necessario capire univocamente le intenzioni dell’amministrazione capitolina perché in teoria il 27 di aprile si aprirà la conferenza dei servizi per il rinnovo dell’autorizzazione integrata ambientale(Aia).

Se davvero si sceglierà la via della dismissione del Tmb, il Campidoglio ed Ama dovranno trovare in fretta una nuova soluzione per le 600 tonnellate di immondizia che ogni giorno vengono trattate dall’impianto. Il nuovo piano industriale della municipalizzata prevede la realizzazione di un nuovo Tmb che tratterà centinaia di tonnellate di rifiuti, ma ci vorranno anni prima che possa essere realizzato ed attivato. E intanto? Arriva anche il boom di permessi netturbini per il 25 aprile e primo maggio…e il 26 aprile si fermano i dipendenti Ama.

 

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