A oltre un anno dall’approvazione in giunta capitolina, dopo il giro di pareri nei quindici Municipi romani, si discute oggi in Assemblea capitolina il nuovo regolamento per la gestione delle occupazioni di suolo pubblico.
Le nuove regole riguarderanno tavolini e dehors dei locali e un catalogo degli arredi a cui tutti gli esercenti dovranno adeguarsi. Anche gli alberghi, ma soltanto quelli che hanno il ristorante a piano terra o rialzato, potranno mettere tavolini in strada. Non potranno farlo, invece, librerie o gallerie d’arte se la licenza principale non è quella della somministrazione di bevande e alimenti.
La città è stata divisa in più aree: nel centro storico, corrispondente al sito Unesco, sono previste le maggiori restrizioni. Limitazioni anche nella cosiddetta città storica, quindi l’area centrale che abbraccia zone della movida come Esquilino, Prati o San Lorenzo. Più libertà, invece, man mano che si va verso le zone di periferia. Il principale provvedimento riguarda l’estensione dell’occupazione di suolo che potrà essere autorizzata: sarà calcolata sulla somma delle superfici interne destinate alla somministrazione, alle cucine e ai servizi igienici.
Il regolamento non include la revisione dei costi dell’occupazione del suolo pubblico che invece è materia di bilancio. Si passa da una occupazione di suolo al massimo pari a un terzo della superficie interna di riferimento nelle aree di pregio del sito Unesco ai tre terzi nelle aree del suburbio, ovvero quelle periferiche escluse dalla città storica. Per il catalogo degli arredi sono previsti 18 mesi per i commercianti affinché si adeguino, dal momento dell’approvazione della delibera.
“Finalmente approdiamo a un regolamento per le attività commerciali che hanno una licenza di somministrazione di cibi e bevande mentre le attività dei laboratori artigianali sono regolamentate da un’altra delibera” e “impostiamo regole certe, chiare e trasparenti per il futuro di Roma”, ha dichiarato l’assessora al Commercio di Roma, Monica Lucarelli, in apertura della seduta.
“Le città sono organismi vivi – ha aggiunto -. Roma più di altre, essendo una Capitale europea, ha il dovere di guardare avanti e progettare il proprio sviluppo con ambizione e consapevolezza. Il regolamento per l’uso del suolo pubblico per bar e ristoranti è una parte importante dello sviluppo della città. Tutti ci lamentiamo degli effetti generati dalle cosiddette Osp Covid e quindi abbiamo sentito il dovere di fare un ragionamento ad ampio raggio. È stato un processo lungo partito quasi due anni fa. Con questo testo vogliamo salvaguardare il dinamismo della città ma anche tutelare l’area del sito Unesco, grande quanto una città italiana media. Vogliamo regole certe, chiare e trasparenti per il futuro di Roma, che non può essere costruito sull’improvvisazione. Nella vecchia regolamentazione c’erano tantissime zone grigie. Ci siamo mossi lungo 5 direttrici: ordine e decoro urbano, valorizzazione delle imprese, una città più equa e sostenibile in cui lo spazio pubblico appartiene a tutti, regole e controlli stringenti, percorsi di partecipazione con le associazioni di categoria e dei residenti”.