Troppe tragedie, troppi morti, troppa gente lasciata sola a piangere, in questo nostro Paese sfruttato e trascurato
Le incertezze e i balbetti del governo che pesano sulla ricostruzione del Ponte a Genova rischiano di riportarci alle gestioni negative del passato dove “gli affari” hanno prevalso sulla vita stessa dei cittadini.
Troppi, in Italia, i minuti di silenzio che sommati gli uni agli altri diventano ore, funerali di stato, bandiere a mezz’asta, bare piccole e grandi a centinaia. E rintocchi di campane a morte che paiono non finire mai.
Gli ultimi quelli per i 43 morti del crollo del ponte Morandi a Genova. Pochi giorni fa quelli a ricordo delle 295 vittime del terremoto di Accumuli. Ma se i terremoti come certe catastrofi naturali non sono per ora, prevedibili, molte altre tragedie luttuose che attraversano il nostro Paese non possono che essere attribuite all’incuria e al menefreghismo umano.
In un’intervista rilasciata da Mario Tozzi, geologo e ricercatore del CNR, (Micromega giugno 2012) denuncia chiaramente e crudamente: “l’Italia è un paese dove si ha come unica priorità il guadagno e in cui si usa la presunta emergenza abitativa come scusa per cementificare ogni lembo del territorio. Così aumenta il rischio sismico e anche idrogeologico…È un Paese che ha costruito troppo e non ha saputo manutenere nulla…La politica dovrebbe invertire questa tendenza. Basta con le concessione edilizie date a chiunque…Al contrario, la politica dovrebbe impiegarsi nel fare programmi di ristrutturazione e di riconversione ecologica e di sicurezza delle abitazioni e delle opere pubbliche…Non esiste l’emergenza abitativa, ci sono 30 milioni di vani sfitti. L’Italia è un paese che si duplica continuamente con seconde e terze case. Mettiamo un freno a questo nonsense edilizio. Nel nostro Paese quasi l’80% delle persone è proprietaria dell’immobile. Per non parlare della tutela del bello, del valore estetico delle costruzioni. C’è uno schifo generale. L’unica esigenza a cui si risponde è quella di fare mattoni e cemento, perché si pensava e si pensa ancora che quella sia l’unica fonte di guadagno. Soltanto per questo scopo si continua a costruire. Investiamo tutto nelle case. Siamo un paese arretrato…” Le parole di Tozzi sono durissime ma rispecchiano la tragica situazione del nostro suolo. E se ce ne fosse bisogno evidenziano nuovamente la NON VOLONTA’ e la NON CAPACITA’ delle istituzioni di far valere quelle leggi così chiare ed evidenti che solo l’inettitudine può oscurare.
Altri rintocchi funebri per 160 morti di Sarno e dintorni, dove la forza della natura “favorita e ingigantita da uno sconsiderato sfruttamento del suolo, da incuria e superficialità nell’affrontare i pericoli derivanti dall’assetto idrogeologico” (Sergio Mattarella) falciò persone e cose . Le ferite ad oggi sono ancora aperte e doloranti. I 30 rintocchi per le vittime, di cui 27 bambini del crollo della scuola a S. Giuliano di Puglia. Certo anche lì il terremoto fu una concausa ma furono accertate gravi responsabilità di: costruttori, progettisti, tecnico comunale e sindaco dell’epoca (per altro condannati).
Tanti anni prima la diga del Vajont che non resse l’urto della gigantesca frana precipitata nel bacino facendo 1917 morti e stravolgendo la morfologia della valle. La colpa? umana anche questa volta. Son serviti anni e anni di dibattimenti per arrivare a puntare il dito contro i progettisti e i dirigenti della Società gestore dell’opera. Essi nascosero volontariamente la non idoneità del bacino che si dimostrò troppo fragile e assolutamente non adatto alla funzione. La valanga di Rigopiano che imprigionò sotto le macerie dell’albergo e cumuli di neve 29 persone che, in parte avrebbero potuto essere salvate se i soccorsi non avessero giocato a rimpiattino, perso tempo e sottovalutato la gravità della tragedia.
E avanti ancora con intere palazzine crollate o implose travolgendo gli abitanti solo per mancata manutenzione o lavori abusivi. Case che scivolano via perché tirate su alla bell’e meglio in luoghi proibiti e senza il ben che minimo accorgimento.
Strade e viadotti impercorribili e causa di incidenti e frequenti disastri. Ricordiamo che negli ultimi 5 anni in Italia sono 10 i ponti crollati. E tutti senza una ragione precisa se non l’impiego di cattivi materiali e l’imperativo di lavorare al massimo risparmio, vincendo gare al ribasso e lasciando alla lunga “filiera” degli interessati ai lavori sostanziose “buste dono”.
Sembra quasi che tutti questi orrori non scalfiscano (basta ascoltare certe registrazioni) per nulla il buon senso e la scrupolosità dei così detti “professionisti”.
“chi ne trae vantaggio è il colpevole” (Seneca)