L’emergenza rifiuti nella Capitale rischia di toccare il picco nei prossimi cinque giorni. Al servizio Ama rallentato nel weekend si aggiungono infatti la festa di San Pietro e Paolo di martedì (29) e lo sciopero nazionale del 30 giugno, al quale la municipalizzata dei rifiuti ha aderito, revocando quello previsto per lunedì 28.
Cumuli di rifiuti si accumulano nelle strade della Capitale, in uno scenario inquietante che (come già accaduto) il caldo rischia di rendere esplosivo. Ieri l’Ama è dovuto intervenire con le gru nel VI Municipio, per raccogliere le montagne di rifiuti accumulatesi. A Castelverde e Corcolle sono stati utilizzati i mezzi speciali ( le “casse ragno” ) per ripulire i cumuli di spazzatura.
Ma la municipalizzata dei rifiuti non ci sta a diventare il capro espiatorio, e nei giorni scorsi ha ribadito di essere “parte lesa” in questa vicenda e di riservarsi la possibilità di richiedere “i danni subiti”. Secondo Ama, ma non solo, la crisi che vede le strade di Roma riempirsi di spazzatura, è il risultato della carenza di impianti e di un ciclo dei rifiuti che non è autosufficiente.
Anche per la Cgil Roma e Lazio, si tratta di “un’altra emergenza annunciata”. E i sindacalisti Natale Di Cola (Cgil Roma e Lazio) e Giancarlo Cenciarelli (Fp Cgil Roma e Lazio) puntano il dito sulle responsabilità della giunta Raggi. “L’attuale crisi dovuta alle ridotte disponibilità dell’impiantistica esterna alla città è la conseguenza, prevedibile e annunciata, di quanto diciamo da sempre: è il prezzo della mancata autonomia del ciclo rifiuti nella Capitale e della mancanza di progettualità, che hanno segnato tutta l’amministrazione Raggi, il non governo dell’Azienda da parte del socio unico, Roma Capitale, con un cambio di 7 amministratori in 5 anni, e un ritardo enorme nell’investimento su impianti, mezzi, personale”.
Intanto, nell’eterno braccio di ferro tra Regione e Comune, ieri l’assessore regionale alla Sanità, Alessio D’Amato, ha minacciato il Campidoglio di commissariamento se non individua subito una discarica. “I rifiuti – ha dichiarato D’Amato – non possono rimanere in strada per giorni, è una situazione rischiosa, con gli animali, i roditori, i gabbiani, tutti portatori di infezioni, a partire dalla salmonellosi. Non c’è discussione: l’immondizia va rimossa, punto. Il Covid ci ha insegnato che la promiscuità tra uomini e animali va trattata con grande prudenza. E che quando ci sono situazioni incontrollate ci può essere un salto di specie”
Ma l’allarme sanitario è arrivato anche dal fronte dei medici. Nei giorni scorsi il presidente dell’Ordine di Roma, Antonio Magi, ha indirizzato una lettera al presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, alla sindaca Virginia Raggi, al ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, e al prefetto di Roma, Matteo Piantedosi.
“Come già accaduto in passato – scrive Magi – mi trovo costretto per l’ennesima volta a denunciare la grave situazione dei rifiuti in cui versa la città di Roma, con interi quartieri invasi dalla spazzatura e cittadini costretti a fare lo slalom tra cassonetti stracolmi, sacchetti abbandonati per strada e una fauna che si nutre di questo scempio”.
Intanto le opposizioni attaccano. Il vice presidente della Commissione capitolina Ambiente, il leghista Davide Bordoni, critica il rimpallo di responsabilità tra Raggi e Zingaretti. “M5s e Pd – ha dichiarato – giocano un derby sulla competenza senza rendersi conto invece della storia recente in Ama che parla di un miliardo di debiti, per anni senza piano industriale o bilanci approvati su cui si è ripetutamente espressa la Corte dei Conti. Con queste due “squadre in campo” alla fine a perdere sono sempre i cittadini: la Regione abbaia, ma ancora non applica i poteri sostitutivi, il Comune dalla sua non ha brillato quanto a lungimiranza e iniziativa, anzi. C’è il rischio grave che l’attività di smaltimento dei rifiuti possa collassare”.