Categorie: Economia urbana

Dirigenti e sindacati, tutti contro Ama

Troppo fumosa la situazione della municipalizzata dei rifiuti, ancora in attesa del nuovo cda dopo l'azzeramento di quello targato Lorenzo Bagnacani

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I sindacati di Ama dissotterrano l’ascia di guerra. Troppo fumosa la situazione della municipalizzata dei rifiuti, ancora in attesa del nuovo cda dopo l’azzeramento di quello targato Lorenzo Bagnacani. “Sarà sciopero dei lavoratori degli appalti per le utenze non domestiche. Nessuna risposta da parte di Ama ai lavoratori di Multiservizi, Isam e Sea, oggi in assemblea davanti alla sede di via Calderon De Barca. Dopo i primi licenziamenti, a spaventare i lavoratori e’ la possibilita’ che salti il pagamento degli stipendi”.

Così, in una nota, le segreterie di Roma e del Lazio Natale Di Cola, Fp Cgil, Marino Masucci, Fit Cisl, Massimo Cicco, Fiadel. “Ama convochi un tavolo con tutti i soggetti interessati. I lavoratori non possono essere stritolati da questa situazione e lasciati in balia di informazioni parziali. La partecipata deve garantire in solido gli stipendi di chi rischia di restare senza salario e dare un governo a un sistema impazzito che si riversa per le strade, con un sevizio inefficiente per altro coperto dalla stessa Ama nonostante l’affidamento esterno. Il 29 marzo sara’ sciopero e in queste settimane intensificheremo la mobilitazione portandola in tutte le sedi istituzionali”.

Ma non ci sono solo i sindacati Ama a mostrare segni di malessere. C’è anche un duro affondo dei dirigenti: “Bagatti ci incontri. Attacchi ai manager nocivi per l’azienda” hanno chiesto alcuni dirigenti in una missiva. Una su tutte la ragione che ha innescato le lamentele negli uffici di via Calderon de la Barca: la riunione del 7 marzo tra Bagatti, il dg del Campidoglio Franco Giampaoletti e Mauro Lonardo, presidente del collegio sindacale, con all’ordine del giorno la ridefinizione della macrostruttura aziendale. Le indiscrezioni stampa sul trasferimento/licenziamento a breve di alcuni dei dirigenti apicali della partecipata, in risposta a diktat di palazzo Senatorio, non sono piaciute. Ed è piaciuto ancor meno la promessa da parte di Bagatti di una pubblica smentita che però non è mai arrivata.

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