L’aveva detto e l’ha fatto: questa mattina il sindaco di Roma Roberto Gualtieri ha trascritto i primi due atti di nascita esteri dei figli di due mamme. “Un atto normale, giusto, doveroso, pienamente legittimo” ha detto. E che avviene proprio alla vigilia del Pride, la sfilata dell’orgoglio Lgbt+ a Roma, su cui ancora pesano le polemiche sul patrocinio concesso e poi ritirato dal governatore di centrodestra del Lazio Francesco Rocca.
La mossa di Gualtieri però rischia di accendere scontri ancora più duri di quelli sul bollino della Regione. Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera di FdI, usa il sarcasmo (“gli daremo il tapiro dell’illegalità”), ma il suo partito annuncia già che si rivolgerà al prefetto Lamberto Giannini: “Il sindaco è il primo che deve attenersi al rispetto delle leggi e non può stravolgerle per i propri convincimenti politici” afferma il presidente della commissione Trasparenza del Campidoglio Federico Rocca. Gualtieri però ha pochi dubbi: si può fare, “ci sono sentenze chiarissime in merito – ricorda oggi – e sarebbe davvero sbagliato e ingiusto non procedere alle trascrizioni o farlo in modo parziale. Con questa trascrizione riconosciamo quello che è già sancito nei loro Paesi di nascita, ovvero che questi bambini hanno due mamme, e non solo una”. Si tratta, in questo caso particolare, di un bambino nato in Francia con madri italiana e francese e di una bambina nata in Inghilterra, con una coppia di mamme italo-inglese. Con questo atto, spiega il Campidoglio, “si garantisce ai minori il riconoscimento della cittadinanza italiana con i relativi diritti, e alle madri pieni doveri nei loro confronti”.
Lo scatto in avanti di Roma Capitale arriva da lontano, dallo scorso marzo, quando una circolare del Viminale alle prefetture bloccò le trascrizioni suscitando la sollevazione dei sindaci ‘disobbedienti’ delle grandi città, tra cui Gualtieri stesso. La destra oppose un muro, convinta che le trascrizioni anagrafiche fossero un modo, di fatto, per sdoganare la pratica dell’utero in affitto. Un dibattito che è proseguito fino a oggi; la Gpa (Gestazione per altri) è stata proprio il punto su cui s’è rotta l’intesa tra la Regione Lazio e il Pride di Roma. L’ultima puntata del botta e risposta era Rocca che, sentendosi a suo dire manipolato dagli attivisti lgbt+, si era detto disponibile a restituire il bollino davanti alle loro scuse.
“Sicuramente non devo nessuna scusa e nessun grazie alla Regione – afferma però oggi il portavoce del Roma Pride e presidente del Mario Mieli Mario Colamarino – La storia del patrocinio è un disastro che però ci ha mostrato il volto della destra nella nostra Regione, che finora con Rocca si era visto poco”. Il corteo di quest’anno, dunque, oltre alla consueta goliardia si preannuncia più militante che mai, a partire dal titolo, ‘QueeResistenza’, e dal carro di testa dove si farà satira sulla ministra della Famiglia Eugenia Roccella. È facile immaginare che anche la Regione Lazio, nei cartelli e negli striscioni, sarà presa di mira da critiche e sberleffi. Il resto sarà la consueta festa di ritmo e colore, con le madrine Paola e Chiara e la loro hit ‘Furore’ a guidare il serpentone che dalle 15 a Piazza della Repubblica attraverserà il centro passando per il Colosseo, i Fori Imperiali e infine Piazza Venezia, per poi chiudere in bellezza col concerto ‘Rock me Pride’ a Capannelle. Domani ci sarà anche il sindaco Roberto Gualtieri, fresco di trascrizioni in Comune: “Ci sarò con gioia, come l’anno scorso – ha detto – una manifestazione importantissima, segno della vitalità e dell’apertura di Roma. C’è in tutte le capitali del mondo. La comunità lgbt+ rivendica diritti e anche chi non ne fa parte partecipa con gioia e combattività”.