Quattro Tmb, due fuori uso dopo l’incendio di questa mattina a Rocca Cencia. Troppi due impianti out per una metropoli priva di inceneritori e che da anni è costretta a spedire altrove i suoi rifiuti. La crisi ambientale, per chi non lo avesse ancora capito, è dietro l’angolo. E non è pessimismo, ma realismo. Il piano industriale di Ama è rimasto solo sulla carta e la differenziata è inchiodata al 44%. Se la spazzatura non può andare al Salario e nemmeno a Rocca Cencia, allora dove va? Il piano di Ama prevedeva la creazione di nuovi siti, ma tra bilanci non approvati e continui ribaltoni al vertice, tutto è rimasto impantanato. I famosi 13 nuovi impianti presentati come la soluzione di tutti i mali della gestione dei rifiuti non saranno insomma mai realizzati prima della fine della legislatura. Già sarà un miracolo se saranno messi in funzione i due impianti di compostaggio di Casal Selce e Cesano, ma anche su quelli si addensano nuvoloni.
Allora forse ha davvero ragione Legambiente quando preannuncia nuove crisi ambientali. “Dopo l’incendio all’impianto del Tmb Salario le fiamme hanno avvolto la scorsa notte l’impianto di Rocca Cencia, l’ultimo di proprietà’ Ama ancora in funzione nella gestione del ciclo dei rifiuti romani. Oggi Roma piomba all’anno Zero nella gestione del ciclo dei rifiuti. Già senza diffusione del porta a porta senza nuove isole ecologiche, senza aumento della percentuale di differenziata, senza assessore all’ambiente e vertici Ama, senza impianti in costruzione e, da oggi, senza neanche più un impianto di proprietà per gestire almeno parzialmente l’enorme flusso di rifiuti prodotti. Un milione e settecentomila tonnellate annue di rifiuti totali e di questi, a causa di una diffusione della differenziata ferma da tre anni, un milione di tonnellate sono indifferenziato che al momento viene portato tutto in altri territori. Centocinquanta camion pieni di monnezza al giorno giaà andavano altrove, dopo l’ennesimo rogo andrà ancora peggio, con costi economici folli e costi ambientali assurdi”.