Quasi 6 miliardi di euro, con una stima di ricavi pari a 50 miliardi e la di 250-300 mila posti di lavoro: sono questi i numeri dell’investimento che l’Italia è pronta a realizzare per portare l’Expo a Roma del 2030. A metterli nero su bianchi è il sindaco della Capitale, Roberto Gualtieri, impegnato nei giorni scorsi nelle visite ai luoghi dell’Esposizione insieme al segretario del Bureau international des expositions (Bie), Dimitri Kerkentzes, che ha accompagnato in un sopralluogo a Tor Vergata, nell’area scelta per lo sviluppo del progetto.
“Complessivamente abbiamo un piano di investimenti, nello specifico per il sito di Tor Vergata, sopra il miliardo; ma il progetto complessivo di Expo è da 5,8 miliardi e stimiamo ricavi per 50 miliardi”, ha detto il sindaco. E l’investimento ammonta a 18 miliardi se si contemplano anche le opere che verranno realizzate per il Giubileo e con i fondi del Pnrr.
“È un progetto che avrà un impatto su tutta la città – ha chiarito Gualtieri -. La nostra Expo non guarda soltanto a Tor Vergata, che diventerà una grande città della scienza, dell’innovazione, della ricerca, dello sport e del verde, ma avrà un impatto su tutti gli aspetti della vita cittadina: dalla mobilità alla riqualificazione urbana e alla cultura”. Tra le opere principali ci sono quelle trasportistiche, e in particolare il collegamento dell’area di Tor Vergata con il centro della Capitale, sia su ferro, sia attraverso i percorsi di mobilità dolce.
“Una delle cose che il segretario del Bie ha voluto sapere è se il collegamento della Metro C sarà in superficie o sotto terra – ha raccontato Gualtieri -. Abbiamo illustrato il progetto. Non è impegnativo. Entro il 2030 con Metro C arriveremo a Venezia da una parte e a Tor Vergata dall’altra”.
Altri interventi contemplati: un percorso pedonale e ciclabile che taglia il parco dell’Appia Antica e il parco degli Acquedotti. “Sarà un tragitto ciclopedonale da mozzare il fiato, unico al mondo per bellezza naturale e archeologica”, ha garantito Gualtieri. E si collegherà a quello che conduce ai Fori Imperiali e a Palazzo Vivaldi, nel centro storico della Capitale, dove ci sarà un secondo padiglione decentrato. Inoltre, sono in programma interventi di riqualificazione delle stazioni Tiburtina e Termini, il potenziamento della rete ciclopedonale esistente, la realizzazione di una struttura per il 5G e la connessione con il Piano urbano integrato di rigenerazione di Tor Bella Monaca, inserito nei progetti del Pnrr.
Per quanto riguarda lo spazio espositivo di Tor Vergata sarà ben più ampio di quello utilizzato a Milano in occasione di Expo 2015. Questo consentirà a ciascun Paese di stare in prima fila, con il proprio stand, nel corso dell’esposizione. Sia l’ingresso, che l’uscita, al sito di Expo, inoltre “si effettueranno attraverso una foresta, non attraverso gate di metallo. E una villa romana verrà scavata, e aperta. È un progetto di ricucitura che non riqualifica solo un’area ma una porzione di città molto significativa”, ha spiegato Gualtieri. Il Bie si esprimerà a novembre sulle proposte. Alla competizione, con Roma, partecipano Busan (Corea del Sud), Riad (Arabia Saudita) e Odessa (Ucraina). “Al momento nessuno dei Paesi può dire di aver vinto, la competizione è apertissima. Vedremo, quando arriveremo alla fatidica mattina del novembre 2023”, ha chiarito il presidente del Comitato, Massolo. Il progetto romano, dal canto suo, comunque “mira a creare rapporti di collaborazione duratura tra i Paesi e non di partecipazione a una mera fiera campionaria. Expo serve a rafforzare le relazioni tra i Paesi e rafforzare la governance multilaterale fa parte degli obiettivi del millennio, come il rapporto tra Paese e territori”, ha concluso Massolo.