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Fiera Roma: Piccinetti, trasporti e decoro limiti allo sviluppo

Business vicino al pareggio, ma dopo bocciatura del collegamento diretto di bus con la Stazione Termini, l’amministratore Unico denuncia le inefficienze del pubblico

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“Oggi la Fiera di Roma è a posto dal punto di vista del business: nel 2018 saremo al quasi-pareggio, mentre nel 2019 si rivedrà il vero equilibrio economico-finanziario. Quello che manca davvero sono i trasporti e il decoro”. Pietro Piccinetti, amministratore unico del centro fieristico romano, è amareggiato. Ha fatto tanto per ripianare la società ma ora deve combattere contro forze esterne che non sono in suo potere.

Ingegner Piccinetti, perché deve pensare al decoro della Fiera di Roma? Non avete il servizio di pulizia interno?
”Certo che sì, ma quando parlo di decoro non mi riferisco a quello, ma a tutta l’area intorno”.

E qui non ci pensa il pubblico?

“Non proprio. Forse molti non sanno che noi dobbiamo inviare ogni settimana delle squadre che vanno a pulire tutt’intorno alla struttura. E forse la gente non sa neppure quanto tutto questo ci costi…”

Mancano anche i trasporti?
“Le sembra normale che abbiamo una moderna struttura fieristica e poi non ci sono trasporti all’altezza della situazione?”

Ma non c’è un servizio ferroviario da Roma Ostiense e da Fiumicino?
“Sì, c’è ma non è all’altezza: sono treni regionali che non corrispondono allo standard che chi frequenta le fiere internazionali si aspetterebbe. E poi le persone che vengono da noi per Congressi o Fiere B2B – che non hanno problemi rispetto al collegamento con l’aeroporto – per la stragrande maggioranza vogliono partire o andare a Termini, non certo a Ostiense”.

C’è anche il Leonardo Express, che dalla Stazione Termini porta direttamente a Fiumicino…
“Sì c’è ma non ferma alla Fiera di Roma, dove pure ci sarebbe la stazione. Abbiamo chiesto non so quante volte alle Ferrovie dello Stato di prevedere una fermata qui, ma non c’è niente da fare”.

Strano, perché?
“Perché dicono che la fermata creerebbe dei problemi. E allora tocca fare da soli, ma non ci è consentito neppure questo”.

Cioè?
“Abbiamo pensato di organizzare una linea di bus che partono da Termini e poi si fermano a San Giovanni, all’Eur e infine a Fiera Roma. Il tutto a nostro rischio economico, in partnership con un imprenditore privato. Ma niente. La Città Metropolitana di Roma Capitale ha rigettato per ben due volte la nostra proposta, adducendo cause burocratiche che lasciano attoniti. Le dico solo che l’azienda nostra partner non ha avuto problemi di sorta a mettere in piedi una linea Roma-Zurigo ma no, dentro Roma non ci si riesce”..

Tutto questo vi crea dei problemi?
“Altroché. Quando facciamo i concorsi internazionali per ospitare delle manifestazioni fieristiche dov’è richiesta una serie di parametri, tra questi parametri c’è quello dei trasporti e qui noi, indubbiamente, siamo penalizzati”.

La Fiera di Roma ha accumulato perdite per 100 milioni a partire dall’apertura avvenuta nel 2006. La società era in stato comatoso, lei è arrivato con la mission di sistemare le cose. C’è riuscito?
“Io sono arrivato qui nel maggio del 2016. La società era in concordato in continuità, la situazione economica era veramente difficile. Subito abbiamo sviluppato un piano industriale che è stato certificato da un attestatore. Fortunatamente il concordato è stato omologato nel 2017. Abbiamo raggiunto un accordo con i creditori. Parlo in prima persona plurale perché mi riferisco a Investimenti Spa, nostro unico azionista, e a tutti i collaboratori di Fiera Roma, diretti e indiretti. Solo tutti insieme si vincono certe battaglie. Mi piace ripetere sempre ‘uniti si vince’”.

E gli azionisti, anche loro sono stati chiamati a fare la loro parte?
“Sì, certo. La Camera di Commercio, che ha il 58 per cento del capitale, e poi la Regione Lazio e il Comune di Roma, rispettivamente con il 10 e 21 circa per cento ciascuno, hanno approvato un aumento di capitale da 13 milioni per pagare il concordato. La Camera di Commercio ha messo 10 milioni, la Regione Lazio 3, il Comune niente. E mi lasci ringraziare pubblicamente la Camera di Commercio che ha sempre creduto e crede fortissimamente nella Fiera come vero volano economico e per questo ci supporta”.

Che avete fatto con questi soldi?
“I soldi serviranno alla procedura per pagare il concordato. Non sono nelle disponibilità di Fiera Roma”.

E a quel punto avete chiesto altri soldi per ripartire con il nuovo piano industriale?
“No, dobbiamo affrontare il futuro con i nostri soldi, potendo contare soltanto su noi stessi”.

E ce la state facendo?
“Sì, nel 2016 abbiamo avuto un fatturato di 20 milioni, di cui 6 arrivati da Esc, la manifestazione internazionale dei cardiologi che è stata per noi una vera manna. Nel 2017, senza Esc, siamo arrivati a 18 milioni”.

Siete tornati ad avere un profitto?
“In questi due anni c’era ancora una perdita”.

E nel 2018 cosa accadrà?
“Prevediamo un quasi pareggio con circa 22 milioni di fatturato. Mentre nel 2019 prevediamo finalmente un vero equilibrio economico-finanziario”.

Cosa avete fatto per avere questa performance?
“Abbiamo ridotto i costi fissi, soprattutto di gestione, di quasi 2 milioni. Poi abbiamo aumentato il fatturato cercando di aumentare i margini e le manifestazioni create e organizzate e da Fiera Roma”.

Da un certo punto di vista la vostra vita dovrebbe essere facile: la Fiera è nella capitale d’Italia, una delle più belle città del mondo, se non la più bella. Perché tutte queste difficoltà in cui si è trovata?
“Fino a pochi anni fa non c’era una grande attenzione ai conti e non soltanto a proposito della Fiera di Roma, perché, si pensava, queste strutture fanno del bene alle imprese del territorio e quindi non è necessario far utili. Da qualche anno, però, si chiede a queste strutture almeno di non perdere. La nostra mission adesso è non di guadagnare, ma di andare in pareggio, senza sprechi e di sviluppare e creare lavoro”.

Lei ha parlato prima del nuovo piano industriale. Quali sono le direttrici di questo programma?
“Sono sostanzialmente tre: la prima è l’internazionalizzazione, non soltanto per l’incoming ma anche per l’outoing; la seconda lo sviluppo di manifestazioni B2B per far incontrare le imprese; infine, lo sviluppo della M.I.C.E…”

Ovvero?
“L’acronimo sta per Meetings, Incentives, Conferences, Exhibitions”.

C’è qualcosa di particolare nella Fiera di Roma rispetto alle altre strutture?
“Sì, siamo la Fiera più digitale d’Italia: in ogni padiglione si possono collegare fino a 10mila apparati. Per la sicurezza delle manifestazioni c’è una control room con un’ottantina di telecamere collegate con la Questura. Infine, abbiamo circa 180 chilometri di fibra ottica”.

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