Giubileo 2025, il punto. Nuova vita per il Monte dei Cocci a Testaccio?

Stanno per partire i lavori pre valorizzare la collinetta nata dall’accumularsi delle anfore romane. Previsto un museo diffuso. Ma dove è il dettaglio degli interventi?

Il monte dei Cocci
Il monte dei Cocci

Chi lo conosce il Monte Testaccio o anche Monte dei Cocci? In tanti ci sono passati accanto, ma in pochi ci sono saliti. Colpa anche di una burocrazia farraginosa che obbliga il cittadino a prenotarsi per visitare questo colle di Roma, che però non è tra i sette sui quali fu edificata l’Urbe. Ma forse qualcosa sta per cambiare: dal primo agosto il monte sarà del tutto chiuso per un intervento di valorizzazione e ristrutturazione del valore di 800 mila euro grazie al Pnrr. Tuttavia in rete non c’è traccia del dettaglio del progetto. La speranza è che nel 2026 riapra al pubblico senza le limitazioni che sono state previste finora.

Il Monte dei Cocci per rivalutare tutto il rione Testaccio

In realtà l’intervento rientra nel progetto “Percorsi Giubilari 2025”, che riguarda però anche il Porto Fluviale e il Porticus Aemiliae, arrivando così a una sorta di museo diffuso. Per il Monte dei Cocci è prevista una radicale manutenzione del verde, cresciuta in modo incontrollato nel corso dei decenni; la sistema dei percorsi per arrivare in cima, ad oggi troppo dissestati; e tutta una serie di cartelli informativi per delineare la storia di questa collinetta. Del Porticus Aemiliae rimangono invece alcuni resti su via Franklyn e via Rubattino, anche se non è ben chiaro se si trattasse dei magazzini del vicino porto romano o un luogo dove venivano ricoverate le navi. Comunque un edificio molto imponente: lungo ben 487 metri, largo 60 e suddiviso in più ambienti da 294 pilastri.

A Pasqua la Via Crucis sul Monte dei Cocci a Testaccio

La discarica del porto romano 

Irene Ranaldi, sociologa, ma soprattutto ‘storica’ delle sorti del quartiere Testaccio ricorda che “ il Monte dei Cocci o Monte Testaccio o Dolium in latino, è nato e cresciuto lungo il corso di tre secoli tra il I e il III d.C. dall’accumularsi di cocci di anfore d’olio scaricate al Porto dell’Emporio a Roma, nella zona dell’attuale rione Testaccio, e provenienti dalla regione dell’Andalusia in Spagna. Il Monte dà nome al rione Testaccio dove sorge. La parola testae in latino significa infatti ‘coccio’”. Nel 2012 Ranaldi ha scritto il libro “Testaccio. Da quartiere operaio a Village della capitale”, per Franco Angeli. Negli anni successivi si è occupata di scandagliare i cambiamenti che stanno interessando le periferie romane.

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