Certo il Fiume non è cristallino ma questo non vuol dire che sia "morto". Tant'è che 5 rumeni sono stati fermati con le reti e 800 kg di pescato illegale
800 Kg di pesce pescati illegalmente e che altrettanto illegalmente erano destinati al mercato e al consumo. Pesci rapinati al biondo Tevere con una rete da 300 mt. Questa notizia la prendiamo da Roma Today (cronaca del 10.7).
Il tutto si svolge, naturalmente, a Roma e ci lascia basiti e increduli. I 5 rumeni fermati erano ben attrezzati tanto da far supporre che, nottetempo, quello fosse il loro “lavoro”. Subito parte la domanda più che legittima: ma che diavolerie mangiamo, ma chi ha tanto pelo sullo stomaco da venderci delle porcherie senza alcuna tracciabilità? E nello stesso tempo la sorpresa per questa pesca miracolosa in un fiume che tutti dicono inquinato da far paura.
Ma allora il nostro Fiume non sta così male!? Allora c’è vita e tanta. Basterebbe, effettivamente, guardare e ragionare sugli stormi di cormorani che continuamente si tuffano per pescare, sulla flora e la fauna ittica che se guardi bene riesci a intravedere.
Ma la notizia (negativa e criminale) ci riporta indietro nel tempo. A tempi più poveri, forse, ma più facili da vivere. Mesi fa abbiamo visto un docu/film che, nella sua semplicità, è difficile da dimenticare. Nella pellicola “Tevere” di Massimo Saccares, con l’andare dell’acqua si attraversa la Roma che sta scomparendo e che, solo a volte, sopravvive a se stessa. Quella volta la Capitale viveva in simbiosi con il suo Fiume e la pesca autorizzata era mestiere comune e fonte di sostentamento per tanta gente. I pescatori si erano spartiti le zone di lavoro. Da ponte Milvio all’ Isola Tiberina.
Il famoso anguillarino Goffredo ha lavorato fino a 10 anni fa tra nasse ed esche. La raccolta era buona e i ristoranti galleggianti (barconi) si disputavano e cucinavano il pesce fresco, appena pescato, ed era piatto pregiato. Pensate che circa 100 anni fa al Ghetto c’era un grande mercato di pesce di fiume. Gli esemplari migliori erano appannaggio, fisso, del Vaticano e dei suoi inquilini!
Poi i gusti e le mode alimentari son cambiate, il pesce d’acqua dolce ha perso “appeal” e la paura dell’inquinamento ha fatto il resto.
Il Fiume ha subito troppe offese che ne hanno scalfito il fascino, la magia e anche i ricordi. Sotto a Ponte Cavour si mettevano le nasse…ma chi lo insegna ai nostri giovani studenti? E’ un grave errore che nel tempo non può che pesare sulla cultura della Città.
Ma il Tevere non finisce di stupirci e riserva una sorpresa più che positiva e che TUTTI dobbiamo conoscere. Dopo ponte Marconi la pesca delle anguille continua in tutta legalità e c’è di più.
In quello stesso tratto esistono delle zone di allevamento/ripopolamento così e pregiate dalle quali le anguille partono per le Valli di Comacchio, celebri, in tutto il mondo proprio per questo strano pesce (senza squame) cotto e servito in 1000 ricette.
E a Roma? No a Roma niente, qui si mangia il sushi…