Il tema dello smaltimento dei rifiuti di Roma sembra destinato a diventare uno dei tormentoni ricorrenti della campagna elettorale per le politiche, con il Pd all’attacco del Campidoglio dopo un presunto passo indietro sul trasporto di parte dei rifiuti urbani in Emilia Romagna e i Cinque stelle che replicano parlando di “strumentalizzazioni” in vista delle urne. Eppure, al netto della polemiche politiche, la situazione resta immutata da settimane e deriva da ritardi strutturali nel sistema impiantistico della Capitale che necessiterebbero di tempo e risorse adeguati per essere affrontati in maniera radicale.
La Capitale é ancora alle prese con un nuovo assetto dopo la chiusura, dal 1 ottobre 2013 della megadiscarica di Malagrotta. Al momento il ciclo di trattamento e smaltimento non é ancora autosufficiente. La cittá infatti produce 4.600 tonnellate di rifiuti al giorno ma i quattro Tmb (trattamento meccanico-biologico), due di proprieta’ del Colari di Manlio Cerroni (l’imprenditore é sottoposto ad interdittiva antimafia) e due dell’Ama (la partecipata capitolina dei rifiuti), non sono sufficienti a smaltirle correttamente.
Così, al primo guasto in uno degli impianti, in assenza di una discarica di servizio, il pattume si accumula nei cassonetti in attesa di essere avviato a trattamento. Una parte della lavorazione degli impianti invece si dirama in mille rivoli in strutture in Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna,Toscana, Abruzzo e Austria.
A settembre scorso l’Ama ha fatto un bando per spedire in due mesi 15mila tonnellate di rifiuti fuori Regione, privilegiando per motivi economici e di riduzione dell’impatto ambientale i criteri di vicinanza territoriale. Ecco allora che la scelta e’ caduta, nell’ordine, sulle strutture che hanno aderito al bando in Abruzzo, Toscana e poi Emilia Romagna. Con la prima Regione la trattativa e’ ancora in corso, con la Toscana era andata a buon fine ma poi si e’ arrestata per un intervento della magistratura su un impianto toscano. L’Emilia il 30 dicembre ha dato via libera alla Regione Lazio, che per legge è il soggetto titolato a trattare sul trasporto di rifiuti dopo aver recepito la richiesta dell’Ama, ma i tir alla volta dell’impianto di Parma non sono ancora partiti. Una situazione certificata anche dalla Commissione Ecomafie del Senato, che il 20 dicembre 2017 ha approvato una lunga e dettagliata relazione sul ciclo dei rifiuti a Roma.
Nel testo, firmato dalle senatrici Laura Puppato del Pd e Paola Nugnes del 5 Stelle, si legge: “Il sistema impiantistico presenta fragilità, rigidità e precarietà che danno luogo a frequenti interruzioni di servizio e lasciano incombenti minacce di crisi nel ciclo di
trattamento e smaltimento”. E poi ancora si argomenta che il sistema di smaltimento è fragile, “poichè non presenta alcuna ridondanza dimensionale o tecnica”, ovvero “alla rottura o alla momentanea indisponibilita’ anche di una sola linea di TMB il ciclo dei rifiuti della Capitale può arrivare al collasso”.
Intanto il mancato invio di parte dei rifiuti romani in Emilia Romagna diventa un caso politico, che – a due mesi dal voto – contrappone due ‘nemici giurati’: Pd e M5S. “A Roma il sistema di raccolta ha tenuto, pur di fronte all’impennata di produzione dei rifiuti del periodo natalizio – rivendica l’assessore all’Ambiente Pinuccia Montanari -. Abbiamo attivato tutte le azioni necessarie a mantenere in sicurezza la cittá, a partire dall’accordo con diverse regioni. L’Emilia Romagna e’ stata una misura cautelativa”. “Noi stiamo molto bene anche senza i rifiuti di Roma”, risponde caustico presidente della Regione interessata Stefano Bonaccini. Mentre la presidente del Pd Lazio Lorenza Bonaccorsi attacca su Fb: “Roma affoga nei rifiuti per non disturbare la campagna elettorale di Luigi Di Maio e del Movimento 5 stelle”.
Per Bonaccini a monte della scelta della Città Eterna di non inviare immondizia in Emilia, nonostante la precedente richiesta in tal senso, c’e’ “il timore” che il fatto che “un’amministrazione a guida Pd e centrosinistra come l’Emilia-Romagna dia una mano a un’amministrazione a guida M5S possa essere una gaffe”.
“Ogni territorio deve assumersi le proprie responsabilità e prendere le decisioni”, rincara il ministro dei Trasporti Graziano Delrio. Dopo la ricostruzione fatta da un quotidiano secondo cui sarebbe stato un diktat del Movimento 5 Stelle a innescare la ‘retromarcia’ delle 15 mila tonnellate di rifiuti capitolini verso gli impianti di Parma, Modena e Granarolo, i pentastellati romani affidano ad un post sui social la loro versione.”Il Pd fa campagna elettorale sulla pelle dei romani – scrivono – Roma ha oltre 60 mila cassonetti per strada e per uno che straborda ce ne sono dieci puliti. Ma in tv ci va sempre quello pieno. Chissà perchè. Se oggi possiamo resistere alle tariffe stratosferiche che ci impone l’Emilia Romagna governata dal Pd di Renzi é anche perché abbiamo blindato con un contratto-ponte di 18 mesi gli impianti privati di Roma mettendo in sicurezza la cittá. In oltre 30 anni, mai nessuno prima di noi l’aveva fatto”.
Mentre in cittá si continuano a sondare le strade della Toscana e dell’Abruzzo, l’assessore Montanari rilancia sui progetti per i nuovi impianti. “Sono pronti tre progetti, per le cui aree abbiamo avviato l’iter – annuncia -. Confidiamo di depositare in Regione tutto entro gennaio 2018. Porteremo la raccolta differenziata porta a porta a 490.000 abitanti e arriveremo nel corso del 2018 a 1,2, milioni di cittadini. Le accuse di inefficienza le rispediamo al mittente”.
Al netto delle polemiche e degli scambi di accuse, quel che resta invariato da diversi anni a Roma é un ciclo rifiuti che non si riesce a chiudere in loco, un sistema fragile che mette periodicamente a rischio la città e le immagini che rimbalzano sul web dei cassonetti stracolmi. Invertire la rotta, rendendo la Capitale di Italia autonoma su questo fronte, é la vera sfida delle istituzioni.