Categorie: Economia urbana

Il Centro Agroalimentare di Roma punta all’impatto zero

Il trasferimento fuori dal GRA, inizialmente contestato, ha decongestionato il traffico e ha già prodotto un risparmio di 60mila tonnellate di CO2. Impegno per risparmio energetico e miglior logistica

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Ridurre gli impatti ambientali, abbattere le soglie di inquinamento e annientare le emissioni inquinanti. E ancora, frenare i consumi energetici, adottare logistiche con gli impatti più bassi, differenziare e riciclare i rifiuti. Sono questi gli obiettivi, non facili, del Car, il Centro Agroalimentare di Roma, una eccellenza tutta italiana tra gli agromercati all’ingrosso nel mondo.

La scelta urbanistica, agli inizi tanto criticata e sofferta da alcuni grossisti, di porre nel 2012 l’Agromercato al di fuori dal Grande Raccordo Anulare, nell’area di 140 ettari tra la via Tiburtina e l’autostrada Roma-L’Aquila A24, sembra, però, essere stata quella vincente. Questa opzione ha, infatti, già prodotto una riduzione nella metropoli di quasi 60mila tonnellate di Co2, decongestionando la circolazione e riducendo i flussi di traffico insostenibili intorno ai vecchi Mercati generali della via Ostiense.

 

Compatibilità ambientale, ma anche impatto zero

Ogni anno il Centro Agroalimentare consuma oltre 25 milioni di Kw ora, in pratica quanto una cittadina di più di 25mila abitanti. Un impegno energetico che tra l’altro sarà presto aumentato per dare più ventilazione interna all’infrastruttura e incrementarne la refrigerazione. Una sfida, questa, che al Car sono già pronti a fronteggiare con una autonoma iniziativa d’infrastrutturazione energetica con tecnologie “fotovoltaiche”.

In pratica, l’Agromercato di Roma già produce in proprio – direttamente dal sole e cioè “ad impatto zero” – oltre un terzo delle energie che consuma. Ma la quota è destinata ad aumentare nel prossimo futuro, assicura il Topmanagement all’Osservatorio sulla Capitale, puntando ad un traguardo (non lontano, assicurano) di totale ecocompatibilità degli assetti infrastrutturali e di “Impatto zero” delle attività.

Grazie al proprio sistema di smaltimento dei rifiuti, inoltre, nel Car si riesce già a differenziare anche oltre il 90% degli scarti solidi urbani prodotti (si tratta al 50% di organico, per il 24% di carta e cartoni, per il 13% di legno, per un 11% di plastica, etc.), con una porzione superiore al 55% di rifiuto organico recuperato.

 

Un’agenda per la logistica in pieno sviluppo

C’è ancora parecchio nell’Agenda di tutela ambientale del Centro Agroalimentare di Roma. Tra i progetti virtuosi del passato – sperimentati con successo, ma rimasti a livelli di attuazione iniziale in “area test” – ci sono quelli molto ambiziosi di “city logistics”: la logistica urbana deputata a risolvere eterni problemi romani come il traffico commerciale lento e caotico, o il carico-scarico merci senza aree di sosta riservate; i costi elevati di gestione e manutenzione dei mezzi privati scaricati sui prezzi dei prodotti in vendita al dettaglio nei mercati.

Pensati proprio in favore dei mercati rionali, il progetto “CAR-rello della spesa” (fu in assoluto il primo e-commerce ortofrutticolo italiano nel 2008) e quello detto “Zero Emissioni” (datato 2012) e ideato come servizio di consegne collettive di forniture fresche dal Car al mercato rionale di piazza San Cosimato sui furgoni elettrici di un’azienda francese, hanno lasciato agli atti fattibilità, dati sperimentali, preziose potenzialità.

“Tecnicamente, le possibilità di intervento migliorativo o risolutivo su tante problematiche distributive (ad impatto ambientale pesante) sono ampie e facilmente realizzabili e – assicurano dal Car – il traguardo non è lontano”.

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