Il gruppo Tigre acquista 54 supermercati della Coop nella Capitale

La conclusione dell'affare prevista a metà aprile. La preoccupazione dei sindacati: 800 posti di lavoro a rischio

Roma dice addio al marchio Coop. Lo scrive il Corriere della Sera. Nella Capitale la celebre insegna bianco rossa resterà in soli 7 punti vendita, quelli appartenenti alla cooperativa Unicoop Tirreno, mentre il resto dei supermercati passerà alla Magazzini Gabrielli di Ascoli Piceno, proprietaria del logo Tigre. Il 22 marzo scorso la società Distribuzione Roma di Guidonia ha comunicato ai sindacati la cessione di tutti e 54 i negozi in suo possesso al gruppo marchigiano, che così consolida la sua presenza nella regione toccando quota 100 esercizi.
Il passaggio di consegne si concretizzerà a metà aprile: a causare la vendita le perdite per oltre 21 milioni di euro della Coop registrate nel 2021 a fronte di un fatturato annuale di quasi 181 milioni. In attesa del primo incontro tra la nuova cessionaria e i rappresentati dei lavoratori previsto per domani, i circa 800 dipendenti coinvolti dall’operazione guardano al futuro con incertezza. Sebbene entrambe le imprese abbiano preferito non fornire alcun dettaglio relativo all’affare, l’accordo dovrebbe garantire la continuità occupazionale del personale.

La clausola però, sottolinea il quotidiano, non rassicura le organizzazioni sindacali, che da mesi assistono a una progressiva parcellizzazione delle grandi catene del territorio. Fenomeno che di recente ha interessato anche i brand Conad e Carrefour. «Ci accerteremo che il datore mantenga le stesse condizioni garantite dal suo predecessore – afferma Fabio Fois della Filcams Cgil –. Chiederemo assunzioni dirette per tutta la manodopera. In questi casi infatti non è raro che si appalti a terzi la gestione delle attività e del capitale umano attraverso strumenti come il franchising. Chi subentra ha la facoltà di ridurre salari e diritti. Inoltre ad alcuni potrebbe essere imposto il trasferimento che, se troppo lontano da casa, si tramuterebbe in dimissioni volontarie».
Altro nodo è quello che riguarda la scelta del contratto nazionale. «Tigre applicherà quello della distribuzione moderna organizzata, diverso dall’attuale che copre le assenze per malattia con il pagamento del 100% dello stipendio per qualsiasi disturbo – rincara Carlo Bravi, della Fisascat Cisl –. Il nuovo contratto invece concede molte meno tutele in cambio di appena 20 euro in più al mese in busta paga per gli inquadrati di quarto livello». A preoccupare le sigle confederali infine è anche la scelta del periodo dei negoziati. Le festività pasquali e il prevedibile boom di acquisti finiranno inevitabilmente per oscurare quanto emergerà dal confronto.

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