Categorie: Economia urbana

Limite di velocità a 30 km/h, tutta Europa ne parla. Che farà Roma?

I casi italiani e alcune perplessità dai modelli europei. La Capitale italiana tra presente e futuro

Pubblicato da

C’è un tema di mobilità urbana sta facendo riflettere e discutere mezza Europa. Ed è un argomento da cui dipende la vivibilità di tutte le componenti della viabilità cittadina: automobili, scooter, moto, bici, pedoni e micromobilità. Parliamo delle ‘Zone 30’, quelle aree cittadine in cui i veicoli non potranno superare i 30 km/h. Il tema è tornato alla ribalta grazie alla notizia che Milano, dal 1 gennaio 2024, introdurrà i limiti di 30 km/h in tutta la città. In attesa di conoscere i dettagli, si tratta di una svolta epocale per il nostro Paese. Soprattutto perché riguarda una grande città con un traffico significativo. Queste misure, secondo le previsioni dell’amministrazione milanese, potranno avere risvolti positivi sull’inquinamento ambientale e acustico, ridurrebbero il traffico, farebbero aumentare lo spazio di frenata e renderebbero meno gravosi gli effetti degli incidenti. 

Il blogger di Odissea Quotidiana Andrea D’Emidio spiega a Radiocolonna il suo punto di vista sui benefici (parziali) della misura.

“L’introduzione della velocità a 30 km/h porterà sicuramente ad un miglioramento delle condizioni di sicurezza, soprattutto per le componenti deboli della strada – spiega – non bisogna però dimenticare che il problema della sicurezza stradale va anche affrontato riducendo l’uso dei mezzi privati e incentivando lo sviluppo infrastrutturale e il trasporto pubblico”.

In Italia ci sono già state diverse città che si sono mosse per aumentare il numero delle ‘Zone 30’ tra le proprie strade: la prima ad impostarle su tutta la città, nel 2021, è stata Olbia, poi c’e Torino, Bologna – che dal giugno 2023 diventerà sostanzialmente tutta a ‘Zona 30’ – e Parma, presumibilmente nel 2024. Non mancano gli esempi in Europa, come Bruxelles, Helsinki, Valencia, Zurigo Lille, Bilbao, Graz, Grenoble, Londra e Parigi. Proprio a Parigi, dove le misure sono attive da circa un anno, la ‘Zona 30’ è stata in parte contestata per una riduzione della velocità media degli automobilisti di appena 1 kh/h.

E a Roma? Nella Capitale un serio e significativo dibattito sull’istituzione delle ‘Zone 30’ c’è stato all’epoca dell’amministrazione guidata da Virginia Raggi. Nel 2018 l’amministrazione grillina ha disegnato una trentina di zone dove istituire i limiti di velocità con l’introduzione di isole ambientali e di un sistema ‘misto’: ‘Zone 30’ non ‘pure’, ma dove si affiancano strade con limite a 30 km/h a vie con limite a 50 km/h.

L’attuale amministrazione del guidata da Roberto Gualtieri sembra vuole continuare sulla strada intrapresa dalla giunta pentastellata. A novembre 2022, durante un incontro pubblico che s’è svolto alla ‘Casa della città’ di Garbatella, l’assessore comunale Eugenio Patané si è detto d’accordo sull’estensione della misura purché non includa le strade della viabilità principale. Ma saranno i municipi a dover individuare i tratti di viabilità secondaria da destinare alle ‘Zone 30’. “Compatibilmente con i fondi che i municipi avranno a disposizione – spiega a Radiocolonna Emiliano Castellino, assessore alla mobilità del Municipio XI guidato dal dem Gianluca Lanzi – sul nostro territorio, per esempio, stiamo introducendo ‘Zone 30’ di fronte alle scuole, con strisce pedonali e dissuasori di velocità”.

I dissuasori di velocità e gli autovelox sono misure importanti purché la cittadinanza recepisca la nuova misura, la rispetti e non faccia le barricate come raccontato dalle cronache delle ultime settimane. A Valle Muricana per esempio – Municipio XV di Roma, a nord di Prima Porta – i residenti hanno organizzato una raccolta firme per bloccare il nuovo limite di velocità, definendo la decisione “ideologica e non concordata con i cittadini”.

Pubblicato da
Tags: Mobilità