Non sono passate inosservate le dichiarazioni di qualche giorno fa di Virginia Raggi sulla Metro C. Su Twitter, infatti, la sindaca di Roma scriveva raggiante: “Bene lo sblocco della metro C a piazza Venezia. Il nostro progetto presentato a gennaio è stato finalmente approvato grazie al Commissario richiesto da noi. Una bella notizia per Roma”. Le ha fatto eco l’assessore alla mobilità del Comune di Roma Pietro Calabrese, che è entrato più nel dettaglio proprio sul dossier Metro C. “Per il prolungamento della metro C stiamo andando avanti come programmato ed ora, dopo lo sblocco del progetto di piazza Venezia, l’obiettivo è procedere rapidamente per poi andare oltre fino a Clodio, e proseguire fino a Grottarossa – spiega – Con il commissario ora siamo perfettamente allineati sia sulla stazione Venezia sia sulla possibilità di gestire le lavorazioni con una strategia di cantieri diversa da quella precedente per poter lavorare sulle due tratte insieme, T1 e T2. Per la tratta T2 fino a Clodio abbiamo già il progetto presentato anche questo al Mims”.
Questa narrazione non ha convinto chi, come Enrico Stefàno, da anni si occupa di mobilità da presidente dell’omonima commissione, fino a poco tempo fa nei ranghi del Movimento Cinque Stelle, ora da battitore libero.
“Sarebbe stato più ‘onesto’ e corretto ammettere che, dato anche il tema non certo facile, per oltre tre anni si è fatto poco. E invece no, si prendono in giro i cittadini, vantandosi per successi inesistenti e raccontando i fatti in maniera parziale – spiega il consigliere – da un lato infatti la Sindaca “esulta” per un commissario (che tra l’altro ha riportato l’inerzia degli ultimi anni) e l’approvazione di un progetto di una stazione dopo 5 anni; dall’altro il suo portavoce Calabrese ribatte a chi giustamente ha evidenziato questa incongruenza, citando come prova una delibera di Assemblea Capitolina che scrissi io nel 2019 proprio per superare gli anni di nulla sul tema e che non sarebbe stata necessaria se si fosse semplicemente affrontata prima la questione, mettendo al tavolo tutti gli Enti competenti.”
Insomma, proseguono le schermaglie tra ex compagni di partito non a colpi di fioretto ma di maglio. Enrico Stefàno ha voluto anche precisare che non intende candidarsi né con Carlo Calenda, né con Roberto Gualtieri, com’era stato ipotizzato da alcuni utenti dei social.