Municipi romani improduttivi e a passo di lumaca? La denuncia è lanciata da un articolo di ‘Repubblica’ che analizza il ‘lavoro’ delle cittadelle amministrative di cui si compone la Capitale; dai dati disponibili sembra emergere infatti un panorama in cui se, in questa consiliatura, le riunioni di consiglio sono in una media di una trentina circa per municipio, le delibere di giunta sono invece molto basse. Il IX municipio, ad esempio, ha una sola delibera; l’XI e il XII ne hanno due, e via dicendo.
Ne abbiamo parlato con la Presidente di Roma I Centro, Sabrina Alfonsi, che guida di gran lunga questa speciale classifica con 67 delibere di giunta a fronte di 35 riunioni di consiglio. Alfonsi, Pd, presiede uno dei pochi municipi strappati ai 5 Stelle e tiene innanzitutto a separare i due dati, sedute e delibere, che “non sono comparabili”: “andrebbero presi gli atti, perchè in sè il numero di sedute è poco significativo”. Detto questo, se le giunte deliberano poco “esiste una valutazione di giudizio: evidentemente non sanno cosa possono fare, vista l’esiguità degli atti”. Il Primo Municipio, spiega la presidente, ha compiuto un grande numero di delibere “su numerosi argomenti di pubblica utilità” e se ci sono dei municipi improduttivi “evidentemente la colpa è di chi presiede gli assessori”, che “non sa svolgere il proprio ruolo”. Finisce così, argomenta, che quella ‘mini città’ si riduce “a fare le Carte d’Identità”. Sulle sedute dei consigli, invece “posso essere più buona, ma sarebbe interessante vedere gli atti dei consigli medesimi”.
Più in generale, Alfonsi ribadisce la necessità, a suo giudizio, di una riforma complessiva del concetto di Municipio, considerando l’immensa area della Città Metropolitana. Bisogna prendere ad esempio, pur nelle diversità, i ‘minisindaci’ di Londra e Parigi, che non solo dispongono diversamente delle risorse, ma possono intervenire con maggiore efficacia e rapidità. Per fare un esempio, il minisindaco del XIII arrondisment parigino, date le richieste dei cittadini, “ha potuto cambiare subito il percorso di una linea di un autbus. Cosa impensabile qui da noi: solo per far aggiungere una fermata passano tre anni…”, conclude Alfonsi.