Scattano i divieti di circolazione per moto e bici su un tratto di Ostiense ritenuto a rischio. Nessun intervento di manutenzione
L‘Ostiense la grande strada che porta da Roma al mare è stata, finalmente, giudicata “pericolosa“.
I vigili con l’avvallo del comune la dichiarano out per bici e moto. Una decisione presa dopo il grande numero di incidenti, anche mortali, che segnano quel lungo tratto d’asfalto.
La manutenzione pessima, le radici dei pini che hanno creato “dossi” e avvallamenti fatali, e l’assoluto menefreghismo per i regolamenti stradali hanno contribuito a rendere l’Ostiense un incubo.
La zona “vietata” è, purtroppo, di soli 4 km e interessa il tratto tra il centro di Ostia e l’ingresso di Ostia Antica.
Nessun lavoro per la messa in sicurezza della strada è in previsione e quindi lo stop è a tempo indeterminato. Servirebbero, si stima, 4 milioni per sistemare l’Ostiense ma, al momento non è stato stanziato nemmeno un centesimo.
Anche in questo caso e come, ormai abitudine Capitolina vale lo slogan “meglio vietare che intervenire”.
Il Simu (Dipartimento Sviluppo Infrastrutture e Manutenzione Urbana) dovrà provvedere alla sostituzione della vecchia e danneggiata segnaletica, mentre la Polizia di Ostia dovrà far rispettare limiti e divieti.
Una strada “colabrodo” dove le infinite buche limitano la velocità a 30km/h. Tutti noi abbiamo percorso l’Ostiense ma, ci pare di NON aver mai visto auto/camioncini/autobus ecc procedere alla velocità indicata.
Certo ci sono altre vie per raggiungere i lidi romani: la Via del Mare, la Cristoforo Colombo e anche, se proprio vogliamo fare un bel giro largo: la Roma Fiumicino.
Alla fine, tutto questo degrado, questi ritardi nei bandi e queste limitazioni non fanno che “allontanare” il Mare dalla Capitale e renderlo sempre meno attrattivo.
Forse anche per queste ragioni la frequentazioni sui litorali tanto cari alla Città si vanno riducendo a vista d’occhio. Un calo delle presenze che pesa sull’economia della costa in modo drammatico.
Quest’estate, poi, per Ostia è stata una stagione da dimenticare che, forse non ripagherà nemmeno i costi di gestione per stabilimenti, ristoranti e per tutto l’indotto conseguente.