Ancora una partecipata in bilico, ancora un rischio crac per il Campidoglio. Dopo Roma metropolitane, è il turno di Farmacap, la partecipata cui fanno capo le farmacie comunali. Domani i sindacati scenderanno in piazza per chiedere all’azionista di scongiurare il fallimento della società, che si porterebbe dietro decine di farmacie. A motivare la protesta, indetta da Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs Uil e Usi, le condizioni di lavoro sempre più critiche, con personale sottodimensionato e maggiori carichi di lavoro, a fronte di una mancanza di risposte dal punto di vista istituzionale. “Dall’incontro dello scorso 26 luglio in Campidoglio – ricordano i sindacati – è emersa una grave discrepanza tra l’orientamento del Consiglio comunale, espressosi lo scorso 7 maggio, con l’approvazione all’unanimità della mozione che chiede il rilancio effettivo dell’azienda speciale“.
E pensare che, dopo anni di bilanci in perdita, nell’agosto del 2015, l’ex sindaco di Roma Marino assunse Simona Laing, che come amministratrice unica di Farmacap. La quale aveva già rimesso in ordine i conti della Farcom di Pistoia. Scopo dichiarato di queste operazioni era quello di risanare la società per poi rivenderla. Operazione riuscita visto che già il bilancio 2015 di Farmacap si chiude con un utile di 15 mila euro, mentre nel 2016 il bilancio si chiude con un profitto di 530 mila euro. Poi, dopo l’ennesimo riassetto al vertice, di nuovo il burrone. Anche perché almeno da quanto risulta dal sito Farmacap, i bilanci sono fermi proprio al 2016. E la legge Madia impone la chiusura alle aziende che non approvano i conti per molto tempo.
Il rischio concreto, ora, è che, sull’onda di risultati economici tornati negativi e lo spettro del fallimento, per Farmacap si concretizzi davvero l’ipotesi della vendita, ad un prezzo che, osserva qualcuno, sarà inevitabilmente più basso di quello che il Comune avrebbe spuntato appena un anno fa. E se davvero così dovesse essere, la Giunta Raggi dovrà aggiungere un’altra importante voce al lungo elenco delle colpe di cui dovrà rendere conto ai cittadini romani.
L’attuale situazione, indicano i sindacati, “in tempi brevi metterà a rischio i nostri stessi stipendi e la sopravvivenza stessa dei nostri posti di lavoro. Un’azienda lasciata così morire lentamente, buona da svendersi agli interessi di società di capitali e multinazionali, in barba al servizio pubblico e alla cittadinanza romana. Purtroppo (o per fortuna) avevamo previsto tutto. Il percorso di mobilitazione è stato avviato da tempo, era ed è necessario a rivendicare soluzioni”