"Ogni giorno è un terno al lotto, brancoliamo nel buio". Giuseppe Roscioli, presidente di Federalberghi, conferma il trend negativo e teme altri mesi difficili per un comparto allo stremo
Dopo due anni drammatici per il turismo nella Capitale, cominciava a balenare qualche segnale di ripresa per il periodo di Pasqua ma con l’incertezza dovuta sia al conflitto in Ucraina, sia alla risalita dei contagi si registrano già le prime cancellazioni. Lo racconta oggi il dorso locale del Corriere.
Gli operatori – leggiamo sulla pagina romana del quotidiano – che contavano di ripartire in primavera, adesso temono ulteriori strascichi della pandemia in un contesto internazionale reso instabile dalla guerra: “Ogni giorno è un terno al lotto, brancoliamo nel buio”. Giuseppe Roscioli, presidente di Federalberghi, conferma il trend negativo e teme altri mesi difficili per un comparto allo stremo: “Siamo al 50 per cento in meno di prenotazioni rispetto al 2019 e per aprile stanno già arrivando richieste di annullamento. Tranne l’Europa, gli altri mercati sono fermi: Sudamerica, Cina, Giappone, Russia, Sudest asiatico… Negli Usa iniziava a muoversi qualcosa ma è di nuovo tutto congelato, gli americani aspettano di capire cosa succederà”.
La riapertura di molte strutture – gli hotel ancora chiusi sono 250 contro i 400 di gennaio – riflette la grande voglia di ricominciare, salvo trovarsi a dover affrontare un’altra crisi globale con pesanti ripercussioni economiche – scrive il Corriere – per il rincaro energetico e l’aumento esorbitante dei costi (fino al 109 per cento per le imprese della ristorazione): “Ancora una volta la scure si abbatte sul nostro settore, che sarà difficile mantenere in equilibrio – sottolinea Roscioli -. Mi auguro che il governo riattivi le misure di supporto alle aziende adottate all’inizio dell’emergenza sanitaria… Abbiamo chiesto la proroga della cassa integrazione e una moratoria sui mutui e i finanziamenti il cui pagamento scadeva a gennaio”.
Fotografa una situazione di stallo anche Stefano Corbari, presidente di Fiavet Lazio, associazione che riunisce le imprese turistiche e le agenzie di viaggio: “L’interesse a ripartire è forte, ma le prenotazioni non vanno di pari passo. Si comincia a vedere una lieve ripresa dell’incoming: le vendite negli hotel romani sono ancora al 50 per cento, ma segnano un più 1015 per cento rispetto allo scorso anno. Appena risolto il problema dei turisti russi, che malgrado il vaccino Sputnik non sia riconosciuto potevano tornare a viaggiare nel nostro Paese con un tampone negativo, è scoppiata la guerra bloccando un mercato alto spendente che rappresenta una perdita significativa”.
Grande incertezza anche sotto il cielo statunitense: “Gli americani considerano l’Ucraina parte dell’Europa e si contano già le prime cancellazioni. Ammesso che i flussi dagli Usa ripartano, saranno comunque al 40 per cento del periodo pre Covid”. Condivide l’analisi dei colleghi Vittorio Messina, presidente di Assoturismo Confesercenti: “Pensavamo che le vacanze di Pasqua potessero segnare l’inizio della ripresa, ma l’unica certezza è che vi sarà un calo delle prenotazioni di almeno il 30 per cento. Al di là delle variabili legate alla guerra e all’onda lunga della pandemia, l’aumento vertiginoso delle tariffe rischia
di compromettere la sopravvivenza stessa delle imprese turistiche. Il costo di gas, luce, carburante è più che raddoppiato: servono interventi mirati, oltre a quelli tradizionali”. Per quanto riguarda le piattaforme di prenotazione online, su Booking.com Roma è la prima destinazione per il turismo domestico nel periodo tra l’11 e il 22 aprile davanti a Napoli, Firenze, Venezia e Milano. Tra le mete straniere a per le vacanze primaverili spiccano invece i tedeschi, seguiti da francesi, inglesi, spagnoli e svizzeri.