Il Piano casa proposto dalla giunta capitolina “è inadeguato a una Capitale del G7 come Roma. Abbiamo bisogno di diecimila non di duemila case popolari entro il 2026 e serve più chiarezza sui meccanismi di welfare per l’abitare non meglio precisati nel testo. La giunta è autonoma e lo siamo anche noi, quindi daremo battaglia sui punti che non condividiamo e sostegno a quelli che riteniamo adeguati a Roma”. È la posizione dell’Unione inquilini – riportata oggi in un’intervista pubblicata dal dorso romano del Corriere della Sera – espressa dallo storico esponente della segreteria romana, Massimo Pasquini, dopo le polemiche sorte per la pubblicazione in tv della chat del tavolo di lavoro sul Piano casa a cui partecipano 20 realtà tra associazioni, sindacati e movimenti – insieme all’assessore capitolino alle Politiche abitative, Tobia Zevi.
Dopo le polemiche è ripreso il dialogo sul piano casa?
“Quella chat si è fermata su un invito a una riunione che al momento, però, non è in programma. Sembra che l’assessore Zevi voglia portare il Piano casa in Giunta la settimana di Pasqua. Se lo fa, asseconda il gioco della talpa che ha fatto circolare le chat e voleva interrompere un percorso partecipato, di cui ce bisogno, e che finora nessuna giunta aveva mai impostato: con Alemanno e Marino c’erano stati dei momenti interlocutori, Raggi invece non ha mai parlato con nessuno perché non le interessava il tema casa”.
E se il Piano casa va così com’è in Giunta, che succede?
“Ne prenderemo atto e chiederemo un incontro con il consiglio comunale per rilanciare le nostre proposte”.
Alcuni toni utilizzati nella chat fanno immaginare che ci sia una pressione nei confronti della Giunta.
“Certi toni sono propri degli esponenti dei Movimenti, vanno presi per quello che sono, nel loro contesto. La chat, dimostra che c’è un dissenso nei confronti della Giunta, alla quale però tocca fare una sintesi. II punto focale è capire chi in quella chat aveva un interesse politico a interrompere un percorso partecipato e che finora, ripeto, nessuno, aveva mai avviato.
Quali sono i punti che non condividete del piano casa?
“Serve un numero molto più alto di case popolari. Inoltre, si parla di un altro grande piano di vendita delle case comunali: siamo contrari, così cala il numero di alloggi da destinare allo scorrimento delle graduatorie, ed è ancora più chiaro che duemila nuovi alloggi entro il 2026 sono insufficienti. Gualtiert potrebbe rivolgere un appello al ministro Piantedosi perché fermi sfratti e sgomberi. Ogni giorno a Roma si sfrattano famiglie conmorosità incolpevole, a volte anche con disabili allettati a carico, senza offrire loro un’alternativa. Il sindaco chieda uno stop agli sfratti per un anno, in attesa della firma del protocollo con la Prefettura e dell’avvio del Piano casa che, confidiamo, sia il più possibile condiviso”.