e opere più che a traghettare la città nella nuova era sembra servano a recuperare cinquant’anni di mancate manutenzioni, abbandoni e dimenticanze varie,
L’ultimo rapporto disponibile che restituisce una fotografia, seppure parziale, dei siti industriali dismessi a Roma risale a tre anni fa. È stato realizzato, su spinta della Camera di commercio della Capitale, da Ces ed Eures che hanno contato 195 strutture dimenticate in città a cui si aggiungono almeno 15 edifici militari dismessi o sottoutilizzati e 3 tenute agricole in abbandono. Quasi la metà degli immobili censiti si concentra tra i Municipi I, VIII, VII e III in un’area che a oggi è considerata città storica ma negli anni del boom economico era periferia. Dagli anni Settanta del secolo scorso, mentre il mondo approdava alla rivoluzione tecnologica, nel tessuto urbano di Roma si sono aperte grosse ferite: nel 1971 ha chiuso la fabbrica di penicillina sulla Tiburtina, nel 1975 è stata la volta del Mattatoio, nel 1989 ha serrato i battenti la Miralanza, nel 2000 è stato calato il sipario sull’ospedale psichiatrico Santa Maria della Pietà. Spazi enormi, pubblici e privati, dimenticati come le attività che si svolgevano al loro interno.
In settimana la divisione romana dell’associazione dei costruttori Ance Acer ha presentato un’indagine sull’andamento di 1.907 progetti, pari a 3,4 miliardi di investimenti, che si stanno realizzando tra la Capitale e la provincia con fondi a valere sul Pnrr e che andranno terminati tra il 2026 e il 2027. A questi si aggiungono 518 progetti per 3,3 miliardi su base regionale per il Giubileo del 2025. Nel complesso, secondo il presidente di Ance Roma Acer, Antonio Ciucci “la macchina si sta muovendo anche se c’è ancora tanto da fare”. Per il presidente della Camera di commercio, Lorenzo Tagliavanti, “c’è un sforzo comune della città per realizzare le quasi 2 mila opere che si stanno sviluppando tra Pnrr e Giubileo”. Ha espresso ottimismo, l’assessora ai Lavori pubblici Ornella Segnalini: “Finora abbiamo fatto tutto quello che c’era da fare. Stiamo andando avanti con tempi incredibili e tutti stanno facendo uno sforzo notevole”, ha detto.
E ieri il sindaco Roberto Gualtieri ha svolto un sopralluogo all’ex Mattatoio dove saranno portate via, in totale, cento tonnellate di rifiuti accumulati in 50 anni di abbandono. Lo spazio sarà ristrutturato con 65 milioni di euro a valere sul Pnrr, i lavori partiranno in autunno e nel 2026 diventerà un centro delle arti sul modello dell’omonimo Matadero spagnolo nel quartiere Arganzuela di Madrid. Con lo stesso spirito, nell’ambito del Pnrr, a Roma si sta intervenendo sul complesso dell’ex ospedale del Santa Maria della Pietà (ci sono in ballo 37 milioni di interventi) e si sta demolendo la scuola di via di Cardinal Capranica, tristemente nota per il drammatico sgombero del 2019. I lavori sono iniziati da pochi giorni, termineranno a marzo del 2026, lo stanziamento è di 24 milioni di euro e saranno costruite due palazzine per un totale di 71 alloggi, un parcheggio e un’area verde.
Per il resto, però, scorrendo l’Atlante del Pnrr redatto dal presidente dell’omonima commissione capitolina, Giovanni Caudo di Roma futura, e che quindi contempla soltanto i 279 interventi comunali per quasi 1,2 miliardi di euro, le opere più che a traghettare la città nella nuova era sembra servano a recuperare cinquant’anni di mancate manutenzioni, abbandoni e dimenticanze varie, da parte delle amministrazioni pubbliche. Si va dagli interventi negli alloggi popolari di Tor Bella Monaca e Corviale alla riqualificazione delle infrastrutture della mobilità, dal rinnovo delle flotte dei bus fino alle decine e decine di restauri, molti nel pacchetto Giubileo, di beni artistici e archeologici su cui non si interveniva da tempo. Gli interventi con cui Gualtieri promette invece di imprimere una svolta epocale, due su tutti: la rete 5G e il termovalorizzatore, sono invece affidati ai project financing. Per ora quindi, l’innesto copioso di denaro pubblico dall’Europa di fatto serve per lo più a recuperare, a portare a Roma sulla stessa linea delle altre Capitali europee nei prossimi due anni. Che saranno anni di cantieri ma anche anni in cui iniziare a ragionare su fondi, lavori pubblici, politiche industriali urbane e regionali, che consentano alla Capitale un salto nella nuova era.