30 dicembre, tempo di bilanci per Virginia Raggi. Roma si lascia alle spalle un anno complicato, soprattutto sul fronte dei trasporti e dei rifiuti. E le premesse non sono delle migliori. Bisogna andare con ordine.
Trasporti. L’anno che si sta per concludere ha visto il salvataggio in extremis in Atac, riacciuffata per i capelli quando il maxi-debito da 1,3 miliardi la stava facendo saltare. Eppure i conti ancora non tornano. Premesso che a Roma il servizio pubblico è esattamente uguale ai mesi scorsi, quando Atac sembrava non farcela, ad oggi il futuro dell’azienda è tutto da scrivere. Per un motivo molto semplice. Il piano industriale non è ancora pronto, a dispetto delle indiscrezioni di stampa circolate in queste settimane e confermate da Radiocolonna.it. E, cosa più importante, manca all’appello l’ok dei creditori e ancor prima del tribunale fallimentare. Certo, i sindacati hanno avallato il piano, ma non tutti. E questo vuol dire proseguo degli scioperi selvaggi che puntualmente funestano la Capitale. Insomma, per la Raggi e per i romani, la questione Atac (che potrebbe costare la poltrona all’assessore ai trasporti Linda Meleo è un dossier ancora tutto da scrivere.
Rifiuti. Anche qui, a dispetto degli annunci, si è mosso poco o nulla, mentre la città affoga nei rifiuti. Lo scorso autunno Ama ha presentato alcune linee guida, propedeutiche alla stesura di un nuovo piano. Eppure tutto è rimasto sulla carta, con il risultato che la Giunta Raggi è puntualmente costretta a chiedere ad altre Regioni di accogliere la spazzatura di Roma. La cosa non piace al governo, che per bocca del ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti si è già messo di traverso sul soccorso prestato a Roma sui rifiuti. Si torna inevitabilmente al punto di partenza. Ovvero, assenza di infrastruttura di smaltimento, 4 tmb non bastano e si vede.
Partecipate. E che dire del capitolo Partecipate. Anche qui sono dolori. Delle sforbiciate immaginate da Massimo Colomban prima di salutare la Raggi, non se ne sa più nulla: 18 operazioni tra cessioni e liquidazioni sulle 31 società che rientrano nel perimetro della legge Madia. Tra le controllate, tre saranno liquidate (Roma Energia, Roma Patrimonio Srl, Acclr) e una ceduta (Centrale del Latte). Per Fondazioni e Istituzioni il Comune ha assicurato un piano in un secondo tempo. Il tutto a fronte di un beneficio stimato dal Campidoglio sarà subito di circa 90 milioni (80 una tantum da dismissioni e 10 l’anno da risparmi gestionali). Tutto molto bello se non fosse che ad oggi l’unica cessione certa è stata quella di Adr, da cui il Campidoglio è uscito poche settimane fa.