Elezioni regionali: Rocca verso la presidenza se M5S non si accorda col Pd

Tanti nel centrosinistra lo sperano, ma Conte per ora ha scelto un’operazione ‘’barricadera’’. Sulla base degli ultimi dati elettorali un abisso separa Pd-Terzo polo dal destra-centro

Con la scelta di Francesco Rocca quale candidato alla presidenza della Regione Lazio nelle prossime elezioni di febbraio il destra-centro guidato da Giorgia Meloni a livello nazionale ha mostrato le sue carte e definito il campo di gioco contro gli avversari, in particolare verso Alessio D’Amato, assessore alla Sanità uscente della giunta Zingaretti, designato da Pd e Terzo Polo (Azione ed Italia Viva). All’appello per il voto regionale manca ancora il nome del candidato del M5S e di Sinistra Italiana (la formazione di Nicola Fratoianni ha deciso di uscire dall’alleanza con il Pd e di schierarsi nel Lazio insieme con i pentastellati).

Il campo di gioco di questa partita elettorale (si voterà domenica 12 febbraio e nella mattinata di lunedì 13) sarà sicuramente quello della tutela della salute pubblica e delle emergenze, siano esse sanitarie che ambientali, considerati i tempi passati e le paure di larga parte della popolazione per il futuro, in particolare per una recrudescenza del Covid che si è dimostrato molto mutevole e difficile da combattere. Aspetto non secondario, poi, è quello rappresentato da un clima sempre più caratterizzato da veri e propri nubifragi che spesso causano disastri ambientali con vittime e danni.

Il destra-centro, in questo contesto, ha preferito scegliere una persona come Rocca, che si è appena dimesso da presidente della Croce Rossa Italiana – il quale conosce bene gli aspetti più diversi dell’emergenza sanitaria e che ha dimostrato negli anni passati di saper affrontare al meglio – che un personaggio politico come Fabio Rampelli, sicuramente più conosciuto (attualmente è uno dei quattro vicepresidenti della Camera dei deputati), ma con meno caratteristiche tecniche rispetto al prescelto. Inoltre, a favore di Rocca, ha giocato il fatto che il fronte delle opposizioni si presenta diviso alla prossima consultazione – Pd e Terzo Polo da una parte e M5S e Sinistra Italiana dall’altra – il che facilita un successo annunciato per il destra-centro anche in base al voto politico dello scorso 25 settembre.

Se infatti andiamo a vedere i risultati per il rinnovo del Parlamento conseguiti nella regione dalle coalizioni in lizza vediamo che (prendendo a base i voti per il Senato nel Lazio) il destra-centro ha conquistato quasi il 45 per cento dei consensi (per l’esattezza il 44,82%) mentre il centrosinistra – senza Calenda e Renzi – si è fermato al 26,12%. Il Terzo Polo invece ha preso l’8,54% dei voti. Il M5S, a sua volta, ha conseguito il 14,8 per cento dei suffragi. Mettendo insieme Pd-Azione, Italia Viva, +Europa e verdi (che al momento sembrano non voler seguire Sinistra Italiana nel campo pentastellato) ci attestiamo intorno a poco più del 30 per cento dei voti. Un abisso quindi separa il destra-centro dagli avversari.

Una distanza che difficilmente D’Amato, che forse può contare sulla possibilità del voto disgiunto di parte dell’elettorato moderato e di quello dei cinquestelle; può colmare. La sua sembra quindi una battaglia persa in partenza, anche perché il suo partito, il Pd, è già impegnato in una difficile e dura fase precongressuale che vedrà i suoi iscritti più pensare alle logiche partitiche che all’impresa elettorale per la conquista della Pisana.

Partita quindi già vinta dalla destra-centro? Sembrerebbe di sì, anche perché la luna di miele tra elettori e forze di governo sembra proseguire tant’è che i sondaggi effettuati periodicamente a livello nazionale danno attualmente la coalizione guidata dalla Meloni ancora con il vento in poppa mentre il Pd naviga in acque tempestose, soprattutto dopo l’esplosione a livello europeo dello scandalo del Qatargate che vede implicati esponenti ed ex del partito di Enrico Letta.

Nel contempo i democratici devono vedersela con l’operazione “barricadera” di Giuseppe Conte che tenta il sorpasso nei confronti degli ex alleati sia a livello regionale che nel governo giallo-rosso. E’ probabile, allora, che tra Pd e M5S saranno più le scintille per la primazia nel campo degli oppositori all’esecutivo Meloni che una battaglia coordinata contro Rocca ed il destra-centro. Certo, in politica tutto è possibile e sono in tanti nel centrosinistra a sperare che, sia pure all’ultimo secondo, Letta e Conte trovino un accordo elettorale per rendere la competizione con il destra-centro più equilibrata. Ma le premesse non sono certo incoraggianti.

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