Eppure i soldi ci sono. Tante milioni messi lì, da qualche parte in qualche bilancio, pronti all’uso. Per risollevare Roma dalla montagna di rifiuti sotto la quale è finita. Però, sacchetti e scatoloni sono ancora lì, agli angoli delle strade. Qualcosa non quadra.
Partiamo da Ama. Lo scorso maggio la municipalizzata dei rifiuti ha annunciato un piano investimenti da 111 milioni di euro per un rafforzamento dei Tmb e degli impianti di compostaggio. Il tutto avrebbe dovuto portare, nei piani di Ama, a un organico raddoppiato e a una raccolta di carta e metalli aumenterà del 40%. E che dire 200 milioni di investimenti nei prossimi quattro anni per acquistare oltre 1.500 nuovi mezzi per Ama promessi poche settimane fa dall’assessore all’Ambiente, Pinuccia Montanari? Anche in questo caso, soldi, tanti soldi ma zero risultati.
Non è tutto. Perchè passando nel campo di Acea si rimane pur sempre nel perimetro del Campidoglio, che della utility di Piazzale Ostiense è azionista al 51%. Nel suo ultimo piano industriale Acea ha stanziato quasi 200 milioni per lo smaltimento dei rifiuti. Il che vuol dire, o meglio vorrebbe, dar mani forte ad Ama. Sempre che quest’ultima sia disposta a ben accettare tale collaborazione.
Allora forse non è un caso se oggi il ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti è tornato ad alzare la voce con la Raggi. “Serve subito un piano per lo smaltimento integrale dei rifiuti romani nella capitale. Altrimenti il problema diventerà davvero grave e rischieremmo anche l’intervento dell’Unione europea”. Tradotto, fare in fretta, fare presto prima che l’Europa si metta di traverso e faccia le sue valutazioni.
Secondo Galletti, “le soluzioni non possono essere nè’ aprire nuove discariche ne’ continuare a portare in giro i rifiuti per l’Italia e l’Europa. Se non si individuano altre soluzioni che risolvano questa situazione nel breve tempo, diventa un grosso problema. Servono nuovo impianti, vedano loro quali. Ma oggi, non tra cinque anni”.