Il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, è pronto a confermare, attraverso l’aggiornamento del piano regionale, gli impianti annunciati per Roma, dal sindaco Roberto Gualtieri, in qualità di commissario di governo per il Giubileo del 2025. Il piano regionale recepisce le norme del Programma nazionale di gestione dei rifiuti (Pngr) del ministero dell’Ambiente e negli indirizzi, licenziati ieri dalla giunta del Lazio, si precisa in modo chiaro che alle discariche “da scongiurare” dovranno essere preferiti gli impianti che consentono il “recupero di energia” dai rifiuti. Dopo mesi di tentennamento, dagli uffici di via Cristoforo Colombo – dove pure sono state ricevute delegazioni di sindaci contrari alla costruzione del termovalorizzatore a Santa Palomba, un’area a sud della Capitale al confine con i Castelli Romani – è arrivata un’indicazione chiara. Ed era difficile immaginare che fosse differente.
In ballo, nel Lazio, ci sono miliardi pronti a essere investiti da diversi soggetti per dotare il territorio di impianti attraverso i quali garantire il riciclo dei materiali differenziati e lo smaltimento degli scarti indifferenziati nei confini regionali. Roma, in quanto Capitale e in quanto città maggiormente estesa e popolata del Lazio, è quella più attenzionata: sul territorio capitolino dovranno essere realizzati, oltre al termovalorizzatore da 600 mila tonnellate annue, due biodigestori, uno a Cesano (Municipio XV) e uno a Casal Selce (Municipio XIII), un impianto per il recupero delle terre di spazzamento al Salario (Municipio III) e due strutture per lo smistamento dei multimateriali, a Rocca Cencia e Ponte Malnome (Municipio VI e XI). Ma a guardare fuori dal raccordo anulare, ci sono altre importanti partite aperte: ad esempio, la produzione di idrogeno da scarti non riciclabili nel primo impianto “Waste to hydrogen” in Italia che sarà sviluppato con fondi Pnrr, a buon esito delle fasi autorizzative, in provincia a nord di Roma, e che alimenterà la prima stazione di rifornimento per i veicoli a idrogeno sulla via Ardeatina, a sud della città. O anche il rafforzamento con una quarta linea del termovalorizzatore di San Vittore, in provincia di Frosinone.
Nel complesso gli investimenti, tra partite pubbliche e private, supereranno abbondantemente il miliardo nel Lazio, e hanno l’obiettivo di abbattere le emissioni inquinanti nei prossimi anni cercando di assolvere agli obiettivi ambientali dettati dall’Agenda Onu per il 2030. Tuttavia, nei territori è una continua bufera: la popolazione e le amministrazioni locali non vogliono saperne di impianti sotto casa. Non da ultimo, nella giornata di oggi, l’ipotesi di utilizzare un’area a Villa Spada (Municipio III) come stazione di smistamento per trasferire le balle di scarti che dovranno raggiungere il termovalorizzatore, a bordo di treni merce, ha sollevato un vespaio di proteste: la possibilità era nell’aria ed è emersa nel corso di una commissione capitolina. Da Palazzo Senatorio hanno fatto sapere che nessuna decisione è stata ancora presa e che sono in corso degli studi di fattibilità. Ma le polemiche non si sono arrestate.
L’assessora ai Rifiuti di Roma, Sabrina Alfonsi, in settimana ha assicurato che continuerà a girare per i parlamentini municipali e a incontrare i cittadini: “Per uscire da decenni di disagi ed emergenze, tutti i territori si devono far carico di una parte di impianti. L’attenzione mia e del sindaco è non sobbarcare i territori che hanno già sopportato, più di altri, il peso di impianti importanti. È comprensibile che in alcune zone ci sia una preoccupazione più accesa. Ma continuerò a intervenire nei consigli municipali e a incontrare i cittadini”. E l’assessore ai Rifiuti del Lazio, Fabrizio Ghera, ha ricordato: “Il piano regionale andrà nella direzione di un ciclo virtuoso secondo i nuovi principi dell’economia circolare. Stiamo portando avanti un’analisi attenta dei flussi per definire il reale fabbisogno impiantistico, scongiurando il ricorso alle discariche e limitando l’esportazione di rifiuti”.
Il tema è complesso: un passo indietro, adesso, o del Comune o della Regione, su uno o più impianti il cui iter è stato avviato, esporrebbe gli enti a ricorsi e a un conseguente rischio di danno erariale. E per questo il piano regionale conferma la linea del Pngr, accordandosi agli indirizzi del piano romano, che a sua volta è tarato sul programma nazionale. Ma le lagnanze di eletti e amministratori locali, che tanto nel centrosinistra di Gualtieri quanto nel centrodestra di Rocca, chiedono un passo indietro su questo o quell’impianto, non sembrano destinate a finire qui. E nei palazzi i consiglieri si chiedono se non sia il caso di un confronto prima interno e poi pubblico, che pure era stato promesso, per sciogliere i dubbi della cittadinanza.