La coalizione del centrosinistra si prepara al voto interno di domenica 20 giugno, quando ai gazebo per le primarie la speranza è quella di portare almeno 50 mila votanti ai gazebo. I sette candidati alla carica di sindaco, alle 18 di oggi, si confronteranno in un dibattito sul web, poi un nuovo faccia a faccia ci sarà a partire da lunedì prossimo quando il candidato del Pd, Roberto Gualtieri, favorito nella corsa, dovrà confrontarsi con la coalizione e gli sfidanti: Imma Battaglia, Paolo Ciani, Giovanni Caudo, Cristina Grancio, Stefano Fassina, Tobia Zevi.
Carta d’intenti alla mano, la coalizione dovrà affinare il programma per la Capitale e, all’esito della scelta degli elettori del centrosinistra anche per le presidenze dei Municipi, le proposte per i territori. Intanto, con Gualtieri che guarda con fiducia all’esito dei gazebo, i toni tra i candidati che si rivolgono all’elettorato progressista si sono alzati. All’origine di uno scontro acceso il tema della gestione del patrimonio pubblico capitolino: argomento che si rivolge a un preciso bacino di voti, e di votanti, particolarmente delusi sia dalle proposte avanzate dall’amministrazione M5s che ha ipotizzato la messa a bando delle strutture, sia e soprattutto dalle politiche messe in campo dall’ex sindaco Ignazio Marino, la cui maggioranza approvò la contestata delibera 140/2015 elaborata sulle richieste della Corte dei conti, la quale suggeriva al Campidoglio di rientrare del debito pubblico ricalcolando il valore delle concessioni e quindi degli affitti.
Nel corso della pandemia, negli immobili del patrimonio pubblico capitolino, le associazioni hanno svolto diverse attività di assistenza a supporto delle categorie economicamente svantaggiate, dalla distribuzione di generi di prima necessità al supporto per la presentazione delle domande per i contributi di Stato. Un esercito di volontari che oggi chiede di partecipare alle decisioni sulle politiche per la gestione del patrimonio pubblico e che a ottobre voterà nelle urne per scegliere il prossimo sindaco di Roma. A tirar fuori l’argomento, spinosissimo nella Capitale, e a portarlo al centro della campagna elettorale per Roma 2021, in verità sono state le forze del centrodestra, in occasione del dibattito organizzato dai candidati alle primarie in uno stabile occupato, noto come Spin Time, al rione Esquilino.
“Con che coraggio certe forze politiche che si candidano a governare la Capitale possono erigere a simbolo chi non rispetta regole e fa dell’illegalità una bandiera”, ha dichiarato la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. “Leggo che Giorgia Meloni sta contestando la nostra riunione in questo luogo, dice che è uno scandalo che i candidati siano in un luogo occupato. Rispondiamo da qui con le proposte, dicendo: casa, beni comuni, cultura e ambiente”, ha replicato Gualtieri nel corso dell’iniziativa. Ma poi, a tener banco, è stato il dibattito tra i tre candidati dell’area progressista. “Se si avallano le azioni di chi occupa abusivamente un immobile, le istituzioni hanno perso in partenza – ha affermato la sindaca M5s Virginia Raggi -. Lo ribadisco: in questo modo si legittima l’illegalità e non possiamo permetterlo.
Gualtieri e tutto il centrosinistra hanno elevato a simbolo della propria campagna elettorale un luogo che non rappresenta né la legalità né il diritto”. Sulla stessa linea anche il candidato a sindaco per Azione, Carlo Calenda, che ha affermato: “Un partito che aspira a governare Roma tifando per chi occupa abusivamente alcuni pezzi urbani, fa un danno civile di proporzioni inaudite” e “se eletto intendo ripristinare ovunque la legalità”. “Un sindaco va dove ci sono i problemi”, è stata la replica di Gualtieri che ha annunciato, in caso di elezione, il blocco della delibera 140 (che è vigente ma arenata in una pioggia di ricorsi delle associazioni) e la coprogettazione con le forze sociali che fino a oggi hanno tenuto aperti gli immobili abbandonati destinandoli ad attività culturali, sportive e sociali. Per Calenda “è uno di quei processi che se lo metti in atto finisci nel 2078, non sono d’accordo. La prima cosa da fare è una mappa del patrimonio di Roma”, ha detto il candidato di Azione annunciando per la prossima settimana la presentazione del suo programma sul patrimonio. Dopo le dichiarazioni iniziali il centrodestra si è sfilato dalla discussione, lasciando agli avversari il confronto.
Il candidato a sindaco, Enrico Michetti, interpellato sul tema, ha sottolineato con toni di pacificazione: “Bisogna rispettare il principio di legalità, dietro il principio di legalità c’è il rispetto della democrazia: una legge, quando esiste, deve osservata perché promana dal popolo e chi non rispetta la legge non rispetta il popolo” ma “le lotte dure non si fanno, bisogna sempre bilanciare, contemperare, ascoltare. Bisogna vedere quali sono gli interessi in gioco e capire qual è l’azione: nell’esercizio del potere bisogna agire sempre con ragionevolezza, capire le istanze e capire che c’è un’esigenza dei ragazzi di riunirsi, ma lo devono fare all’interno della legalità. Bisogna trovare degli spazi – ha concluso – che siano idonei a ospitare quel tipo di associazione: questo va fatto non creando dei traumi, ma attraverso un ragionamento, con l’ascolto e trovando delle soluzioni che siano nel pieno rispetto della legalità ma anche della socialità”.
Discorso chiuso per il centrodestra e il suo candidato sindaco che in questa settimana si è concentrato sull’avvio della sua campagna elettorale nei territori. Michetti ha visitato i Municipi e incontrato gli eletti nei parlamentini, oltre che gli eletti dei partiti romani della coalizione che lo appoggia: da Fd’I alla Lega e FI.
Discorso, invece, che resta aperto nel centrosinistra. Calenda, oggi, interpellato nel merito della questione, ha spiegato: “L’occupazione è definita illegale dalla legge, non da me. Le persone in difficoltà” ovvero in emergenza abitativa “vanno spostate e messe in condizione di essere accudite. Sono favorevole all’idea che il Campidoglio affidi gli immobili del patrimonio pubblico, secondo un principio di sussidiarietà. Non ho mai detto sgomberiamo e buttiamoli in strada, ma la legittimazione delle occupazioni non si può sentire. È il più grande sgravio di responsabilità che l’amministrazione pubblica può fare”. Se ne riparlerà, certamente, da qui a ottobre, soprattutto nelle periferie dove gli immobili, occupati o concessi, restano importanti presidi della sinistra sociale nei territori.