Il mestiere di autista di autobus a Roma diventa rischioso ogni giorno di più a causa delle troppe aggressioni e i sindacati propongono un “Daspo” dai mezzi pubblici per i passeggeri violenti. I casi di autisti feriti sono sempre più numerosi e, seppure Atac non abbia una precisa statistica a conferma, il fenomeno sembra crescere in modo preoccupante. I conducenti non devono solo destreggiarsi nel traffico infernale della Capitale, ma troppo spesso vengono insultati, aggrediti e picchiati. Quando va bene arrivano sassi e bottiglie contro i mezzi; quando va male volano pugni e botte come accaduto ieri sera all’autista in servizio sulla linea 412. Il mezzo stava transitando in via Tuscolana quando un passeggero ha preteso di scendere in un punto in cui la fermata non era consentita. Al rifiuto del conducente l’uomo, superando la struttura che avrebbe dovuto evitare l’aggressione, lo ha colpito, probabilmente con un pugno, e ha danneggiato la porta che gli permetteva di lasciare il posto di guida. Sul posto sono stati chiamati i carabinieri della stazione San Giovanni i quali, per far uscire l’autista dal mezzo, hanno chiesto l’intervento dei vigili del fuoco affinché aprissero la porta rimasta bloccata e permettendo di soccorrere il ferito. Trasportato in ospedale, i medici gli hanno diagnosticato la lussazione della spalla destra, per una prognosi di guarigione di 20 giorni. L’aggressore, invece, si è dileguato.
Episodio tutt’altro che sporadico; gli autisti vengono aggrediti e insultati per i motivi più disparati. Si va dalle liti per la viabilità, fino al presunto “pallone bucato” come è accaduto il 2 maggio al Tufello, quando un ragazzo ha inseguito con l’auto e fermato l’autobus che, a suo dire era passato sul pallone bucandolo, e ha colpito il conducente colpevole di non essersi fermato a risarcire il danno. Incredibile ma vero, in via Ignazio Silone due giovani poi denunciati, hanno pensato di lanciare un forno a microonde sul mezzo riprendendo la scena con il cellulare. Sono tante le aggressioni agli autisti di Atac sulle 300 linee intervallate da circa 8 mila fermate sparse lungo le strade della Capitale. Impossibile pensare di mettere un agente o militare delle forze dell’ordine su ogni mezzo e neanche ad ogni Capolinea.
Atac è corsa ai ripari ricavando su ogni mezzo una protezione attorno al lato guida per proteggerlo dalle intemperanze dei violenti. Un sistema che ieri sera, così come in altre circostanze, non si è dimostrato sufficiente. Inoltre ogni mezzo è dotato di un pulsante di emergenza che collega l’autista alla centrale operativa di Atac che, nei casi in cui serve, allerta le forze dell’ordine. Le telecamere di cui sono dotati circa il 70 per cento dei mezzi in servizio, sono un deterrente blando ma che comunque servono per individuare gli autori delle aggressioni anche se non a impedirle. Tutto questo sembra non bastare e allora “bisogna intervenire a livello legislativo”. E’ quanto dichiara Maurizio Lago, Segretario generale Uiltrasporti Roma e Lazio. Bisognerebbe fare in modo che “chi aggredisce un autista ne risponda come se non aggredisse un semplice cittadino. Si può pensare ad un deterrente legislativo come il Daspo dai mezzi pubblici per passeggeri violenti, oltre, ovviamente, alla denuncia penale”.
Dello stesso avviso è anche Marino Masucci segretario generale di Fit Cisl Lazio per il quale, però, bisogna agire su più leve. “Innanzitutto – dice – chiederemo un incontro, insieme alle altre sigle sindacali, con il sindaco e il questore perché questo è diventato un problema di ordine pubblico e va affrontato”. L’altra leva è quella della comunicazione: “Apporre cartelli sui mezzi pubblici – dice Masucci – ricordiamo ai passeggeri che nel molestare o aggredire il personale si rischiano condanne penali. Serve però – aggiunge – andare anche nelle scuole e spiegare ai giovani la cultura del rispetto di chi lavora così come quella del rispetto del mezzo pubblico che non va danneggiato”. Fabrizio Cuscito segretario Generale di Fit Cgil Roma e Lazio torna sull’idea del “Daspo”. E’ chiaro che “l’utente dei mezzi pubblici urbani – dice – non è tracciato o tracciabile come quello dei treni o degli aerei. Il rischio di non poter salire più su un autobus costituirebbe comunque un deterrente per arginare il fenomeno dato che, quello del separatore fisico, da solo non è chiaramente sufficiente”.