Secondo l'assessore Onorato, "alcuni proprietari delle key-box rimosse si sono autodenunciati: hanno scelto di farsi identificare dalla polizia locale e pagare la sanzione da 400 euro pur di rientrare in possesso del contenuto delle scatolette sequestrate"
La Polizia locale di Roma Capitale
È partita dal rione Monti l’operazione del Comune di Roma per rimuovere le “key box”, le scatolette blindate dove i proprietari di strutture ricettive custodiscono le chiavi dell’appartamento, in attesa che arrivi l’ospite di turno.
“L’articolo 4, lettera G, del regolamento della polizia locale – spiega l’assessore al Turismo Alessandro Onorato – vieta esplicitamente di apporre lucchetti e oggetti di qualsiasi altro genere su beni del patrimonio storico, archeologico, artistico e monumentale”. Per farlo, serve un’autorizzazione da parte della Sovrintendenza capitolina, “se siamo all’interno della Carta per la qualità, che comprende tutti gli edifici della Mura Aureliane ma anche alcuni in zone esterne”. Poi ci sono i palazzi del Sito Unesco, che hanno un doppio vincolo, anche quello della Soprintendenza Statale. Ma a Roma nessun titolare di una struttura ricettiva, finora, ha mai ottenuto un’autorizzazione di questo tipo.
Se durante i controlli i vigili urbani non riescono a risalire al proprietario della key box, verrà multato l’intero condominio, con una sanzione di 400 euro, e l’amministratore avrà sette giorni di tempo per rimuovere la scatoletta, passati i quali se ne occuperanno i vigili, facendo pagare le spese al condominio.
“Abbiamo già ricevuto decine di nuove segnalazioni dei cittadini sulle key box abusive all’indirizzo mail dedicato (taskforce.polizialocale@comune.roma.it). Inoltre – ha aggiunto Onorato – alcuni proprietari delle key-box rimosse si sono autodenunciati: hanno scelto di farsi identificare dalla polizia locale e pagare la sanzione da 400 euro pur di rientrare in possesso del contenuto delle scatolette sequestrate. Abbiamo ottenuto un duplice effetto virtuoso: la collaborazione dei cittadini e il riconoscimento di chi ha sbagliato, che non commetterà di nuovo lo stesso errore. È una battaglia sul decoro e sulla legalità: chi opera per il turismo a Roma deve essere il primo a rispettare le regole”.