È un investimento che, secondo le stime, vale 700 milioni di euro. Il termovalorizzatore di Roma, la cui realizzazione è stata confermata, nonostante la crisi di governo, con il via libera al decreto Aiuti, punta a trasformare in energia 600 mila tonnellate di rifiuti l’anno. È l’impianto principale, insieme ai due biodigestori che muteranno in biogas 120 mila tonnellate annue di scarti organici, che il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, inserirà nel piano con cui intende portare fuori dall’emergenza rifiuti la capitale entro il Giubileo del 2025, o al più tardi entro la fine della consiliatura nel 2026: anno in cui bisognerà aver messo a terra i progetti sviluppati con fondi a valere sul Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Con il termovalorizzatore Gualtieri punta a ridurre sia l’impatto ambientale sia gli altissimi costi della Tari – oggi la tariffa romana è la più alta in Italia – determinati dal via vai dei camion che partono verso altre regioni, in Italia e all’estero, per smaltire gli scarti romani. Inoltre la struttura sarà, secondo il sindaco, una risorsa: produrrà energia e le ceneri potranno essere utilizzate per produrre asfalto e riparare le strade, ma anche nel settore edile. Per l’impianto – il cui iter amministrativo non è stato ancora avviato – si è fatta avanti Acea, la multiutility romana. A maggio scorso, nel corso della presentazione del trimestrale l’amministratore delegato, Giuseppe Gola, aveva annunciato: “Acea è un candidato naturale per la realizzazione e la gestione del termovalorizzatore. Lavoreremo a questo progetto”.
Una disponibilità a collaborare è arrivata anche dalla milanese A2A. L’amministratore delegato, Renato Mazzoncini, sempre a maggio scorso, in un’intervista ha spiegato: “A2A oggi ha circa il 50 per cento del mercato nazionale di questi impianti e, come ho potuto manifestare direttamente all’amministrazione di Roma, noi siamo a disposizione, in qualunque forma. Mi sembra talmente importante che la nostra capitale dia il segnale di volersi dotare di questi impianti che la collaborazione di A2A ci sarà, senza se e senza ma”. Secondo le indiscrezioni più recenti ci potrebbe essere anche una terza multiutility, la romagnola Hera che a oggi accoglie parte degli scarti indifferenziati della capitale.