Roma-Giardinetti, dubbi e criticità sul progetto della Metrotranvia G

Odissea Quotidiana: occhio all’incognita EXPO

C’era una volta la Roma-Giardinetti, una porzione della più ampia Roma-Fiuggi-Alatri-Frosinone che – dal 1916 – ha fatto viaggiare tantissimi romani e pendolari dal centro della Capitale alla periferia est di Roma. Poi è arrivata la Metro C e sono iniziate a sorgere le prime perplessità sull’utilità di una linea il cui tracciato era coperto dalla nuova e scintillante metropolitana. I dubbi, tuttavia, hanno preso poi un verso differente grazie ad una costatazione: l’utilizzo del trenino della Casilina spesso era preferito a quello della neonata Metro C. Nel 2015, l’assessore alla mobilità della giunta guidata da Ignazio Marino, Guido Improta, ha annunciato l’idea che la vecchia tranvia oltre a non dover essere dismessa potesse essere ‘allungata’ sino a Tor Vergata, sede dell’università. Da queste basi è nata infine l’idea della Metrotranvia G, annunciata nel 2020 dalla sindaca grillina Virginia Raggi che twittava “«Ok da Mit e Conferenza unificata al finanziamento: oltre 213 milioni per realizzare nostro progetto».

Il progetto, in estrema sintesi, prevede una riconversione della Roma-Giardinetti (negli ultimi tempi ridotta a Centocelle) spostando il capolinea centrale dai Laziali a Termini e quello periferico da Giardinetti a Tor Vergata. Il senso del progetto è intuitivo e condivisibile: spostare un capolinea nel fulcro della mobilità capitolina, Termini, e spostarne un altro in prossimità di un ateneo e di un policlinico.

Tutto bene dunque? Neanche per sogno. Il collettivo di Odissea Quotidiana – i blogger super esperti del trasporto capitolino – hanno trovato diverse problematiche, soprattutto relative a modifiche sorte nel corso della progettazione.

“Il progetto è stato modificato in maniera sostanziale nell’area dell’Esquilino, dove si prevede l’esercizio a binario singolo su via Giolitti, che sarà percorsa esclusivamente dai tram in direzione Termini. Per tornare indietro verrà effettuato un “loop” su via Gioberti, sfruttando al ritorno i binari esistenti su via Napoleone III-via Principe Eugenio-via di Porta Maggiore. Nel nodo di Porta Maggiore, inoltre, non sono previste connessioni con la rete tramviaria esistente – spiegano, in merito al capolinea centrale della Metrotranvia G – La Soprintendenza ha suggerito di posizionare, al posto dei binari presenti dal 1916 su via Giolitti, un binario singolo, lasciando però ai progettisti la valutazione della fattibilità di tale alternativa. Una raccomandazione che, dunque, si sarebbe potuta superare motivando alla Soprintendenza le necessità trasportistiche e di esercizio che impongono l’uso del doppio binario, anche nei pressi del tempio di Minerva Medica, comunque collocabile ad una distanza maggiore dal monumento attraverso la pedonalizzazione di via Giolitti. L’attuale configurazione che separa i binari di corsa,via Giolitti per Termini, via Napoleone III per Tor Vergata, pone serie criticità sia sulla qualità del servizio, ma anche sull’elasticità di cui la rete ha bisogno: in caso di guasto diventerebbe inevitabile la limitazione del servizio di tutte le linee tramviarie a Porta Maggiore”.

Non va meglio, secondo OQ, alla parte periferica della tratta, quella che arriverà a Tor Vergata.

“Il capolinea terminale sarà localizzato alla fine di via Cambridge, a lato dell’incrocio con viale Pietro Gismondi, nei pressi del Rettorato – spiega il collettivo – un tracciato che di fatto non penetra nel quartiere di Torrenova, limitandosi a transitare ai margini, e dunque non favorirà l’accessibilità del servizio. Al contrario, prevedere il transito all’interno del quartiere rappresenta una fondamentale occasione di riqualificazione per le piazze e gli assi viari attraversati, oltre ad intercettare un bacino d’utenza ben maggiore: un polo scolastico e un centro anziani, un centro sportivo e la piscina comunale, la Casa della Salute e, ovviamente, una porzione maggiore dell’abitato”.

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