ennesimo braccio di ferro sul termovalorizzatore
È stata la settimana delle piste ciclabili, o anche delle fontane storiche tornate all’antico splendore, dei festival in arrivo e del ricordo delle foibe, a fare la conta dei nastri tagliati e degli appuntamenti onorati dal sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, che in questi giorni non ha mancato di ricordare l’efficacia del “Metodo Giubileo”. Espressione coniata nelle sale di Palazzo Chigi che hanno ospitato le decine di riunioni della cabina di regia, ma che deve la sua fama alla presidente del Consiglio, romana, Giorgia Meloni, che l’ha utilizzata in mondovisione all’inaugurazione del più importante cantiere dell’Anno Santo, quello di piazza Pia, quello che ha riunito il Vaticano con Castel Sant’Angelo, la Chiesa con la Città eterna, e in parte il centrosinistra con il centrodestra nella Capitale.
Rilanciata in modo bipartisan, in questi mesi, l’espressione indica la capacità delle istituzioni di far squadra, al di là dell’appartenenza politica, per portare a termine i progetti ritenuti strategici per Roma, intesa non soltanto come città ma soprattutto come Capitale del Paese. Una capacità che piace molto a chi (e quando) governa e poco a chi (e quando) fa politica sul territorio, tanto in Campidoglio quanto in Regione Lazio. E così, in settimana, non è passato inosservato agli addetti ai lavori, il braccio di ferro parlamentare su un emendamento collegato al decreto per la Pubblica amministrazione, presentato dai relatori di governo e che prevedeva “di assegnare al commissario straordinario per il Giubileo, limitatamente al periodo del mandato e con riferimento al territorio di Roma Capitale, le competenze assegnate alle regioni in materia di rifiuti” e quindi avrebbe consentito al commissario (il sindaco di centrosinistra Gualtieri) di intervenire con i poteri disciplinati dai commi 2 e 3 dell’articolo 19 della legge 13 del 2019 e in capo al presidente della Regione Lazio (il governatore di centrodestra Rocca).
L’emendamento, contestato pubblicamente soltanto dall’Alleanza verdi sinistra, e in particolare dal deputato espressione di Europa verde, Filiberto Zaratti – che si oppone con tenacia alla costruzione del termovalorizzatore fin dal principio – avrebbe potuto avere un effetto sulla richiesta rivolta alla Regione Lazio, dal Comune di Albano Laziale, di riconoscere come zona ad elevato rischio ambientale, appunto in base alla legge 13 del 2019, il territorio sulla via Ardeatina che ha ospitato per anni una discarica. E seppure il terreno di Santa Palomba, destinato a ospitare l’impianto, rientra nella competenza del Comune di Roma, Municipio IX, l’area in questione potrebbe essere interessata dal 2027 dall’attraversamento dei treni, oltre che dei camion, carichi di rifiuti e diretti al termovalorizzatore. Riconoscere l’area confinante come tutelata, dunque, potrebbe favorire o svantaggiare la lotta di chi contesta l’opera, a suon di ricorsi giudiziari. Non a caso, il governatore Rocca, nel commentare il provvedimento in arrivo aveva detto: “Non ci appelleremo alla Corte Costituzionale, il termovalorizzatore e tutta la vicenda del commissariamento sono il risultato del fallimento delle politiche sui rifiuti della giunta precedente (di centrosinistra, ndr). Oneri e onori a chi deve realizzare un’opera così importante”. Tutto questo, però, prima. Prima che l’emendamento fosse ritirato, prima che i parlamentari di Fratelli d’Italia eletti a Roma e nel Lazio si rendessero conto che stava passando l’idea che la Regione, guidata dal centrodestra a trazione Fd’I, volesse abdicare ai poteri di controllo in materia di rifiuti, lasciando al Campidoglio, governato dal centrosinistra a trazione Pd, il campo sgombero da ogni dialettica politica e amministrativa.
Insomma, in parole semplici, l’emendamento è sembrato in modo bipartisan un po’ troppo in linea con il “Metodo Giubileo” e poco con il “Metodo elezioni”, dal momento che né il centrosinistra né il centrodestra hanno una visione unitaria al proprio interno sul termovalorizzatore. Tant’è che sia il deputato di Alleanza verdi sinistra, Filiberto Zaratti, sia il sindaco di Albano Laziale Massimiliano Borrelli del Partito democratico, sia il deputato di Fratelli d’Italia e sindaco di Lanuvio, Andrea Volpi, hanno accolto con la stessa soddisfazione il dietrofront sull’emendamento e adesso sperano, seppur ciascuno a modo suo, su un vincolo a tutela dell’area. Di fatto, l’onere di dirimere la questione sta dov’è sempre stato: in seno al centrodestra che governa la Regione Lazio. E chi abbia vinto o perso l’ennesimo braccio di ferro sul termovalorizzatore è difficile dirlo, almeno tanto quanto dover prendere una decisione che riguarda un investimento da circa un miliardo di fondi privati per un’opera i cui cantieri – stando a quanto detto da Gualtieri in una radio cittadina qualche ora prima che tutto questo iniziasse – dovrebbero partire in estate.