Roma, la questione campale del rinnovo del contratto di servizio di Atac

Entro il 1 novembre un’approvazione molto importante in ottica-Giubileo. Ecco la posta in gioco

Sono giorni caldi per il trasporto pubblico di Roma. E non per uno sciopero che lunedì 28 ottobre ha bloccato la città, né per le temperature ancora alte che ancora resistono nei vagoni della metro nell’ora di punta. Entro venerdì 1 novembre, infatti, dovrebbe essere approvato il nuovo contratto i servizio di Atac per fare in modo che l’esposizione obbligatoria sul portale dell’Anac lo renda effettivo a partire da gennaio 2025, ovvero agli inizio dell’Anno Santo. Ma che cos’è questo negozio giuridico che lega la Capitale con la sua municipalizzata ai trasporti? Si tratta di un contratto che, in estrema sintesi, disciplina i servizi di trasporto pubblico locale. Al momento il contratto di servizio è in proroga dal 2015 e c’è il timore nell’amministrazione che un ulteriore slittamento non garantisca un potenziamento del servizio che appare fondamentale per affrontare il Giubileo del 2025.

Nelle Linee Guida votate qualche giorno fa dalla Giunta Capitolina, ci si pone di aumentare a 140 milioni di km rispetto agli attuali 129, arrivando ad oltre 161 nel 2027.

“L’obiettivo vuole essere perseguito mediante l’aumento della produzione del +39% delle metropolitane, soprattutto con l’intensificazione del servizio della metro C, quindi anche con l’aumento del servizio sulle reti filobus e tram di +1 milione di vett-km all’anno – spiega il collettivo di blogger di Odissea Quotidiana – nello specifico,  si vogliono incrementare progressivamente i chilometri della superficie da 96 a 99 milioni e delle metropolitane da 45 a 62 milioni di vetture chilometro. Questo in un contesto sempre più compromesso sotto il profilo della spesa corrente: 20 anni fa, ha ricordato Patané, i 240 milioni di euro concessi dal Fondo Nazionale Trasporti (FNT) riuscivano a coprire per un terzo dei costi al pari del contributo dato da Roma Capitale e dalla bigliettazione. Oggi i medesimi fondi, immutati negli anni, coprono assieme alla bigliettazione a malapena il 40% dei costi, contro il 60% attualmente sostenuto da Roma Capitale. L’insufficienza generalizzata del Fondo Nazionale ha spinto Milano, che di fondi ne riceve 426 milioni, a ricorrere prima al TAR e poi al Consiglio di Stato per avere un incremento della quota del FNT: a tal proposito i giudici hanno dato ragione alla municipalità”.

Novità importanti ci starebbero anche sul tema delle assunzioni della municipalizzata.

“Atac non dovrà più asseverare di volta in volta al Comune – conclude OQ – L’azienda potrà effettuare in autonomia le assunzioni, snellendo l’iter oggi complicato, pur restando entro i tetti massimi concessi dal Piano Economico Finanziario”.

 

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