Categorie: Economia urbana

Roma: lieve miglioramento del gradimento su rifiuti e metro, bocciati bus e treni

È quanto emerge dal terzo rapporto sulla qualità dei servizi pubblici a Roma, presentato questa mattina da Cgil e Federconsumatori. L'indagine è stata condotta su un campione di 1.052 cittadini, dai 15 ai 90 anni

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Migliora, seppur lievemente, il gradimento dei romani sui servizi pubblici essenziali. Vanno meglio i rifiuti e i trasporti in metropolitana, è invece in calo il voto medio dei cittadini per quanto riguarda bus e treni urbani. È quanto emerge dal terzo rapporto sulla qualità dei servizi pubblici a Roma, presentato questa mattina da Cgil e Federconsumatori. L’indagine, condotta nel periodo dal 5 settembre al 5 dicembre 2022, su un campione di 1.052 cittadini, dai 15 ai 90 anni, mostra che, per il 2022, il voto medio dei romani sulla qualità dei servizi è di 5,02, in lieve aumento rispetto al 4,9 dell’anno scorso.

Andando a vedere le singole voci, si nota che il giudizio dei cittadini risulta ampiamente sotto la sufficienza per quanto riguarda la gestione dei rifiuti: l’86,1 per cento giudica pessimo o insufficiente il servizio di raccolta. Il dato, tuttavia, rispetto al 2021 – quando si esprimeva così l’88,1 per cento dei cittadini – è in lieve miglioramento. Più complessa, invece, la questione trasporti, che vede in calo il gradimento di bus e treni, mentre migliora leggermente la percezione del servizio di metropolitana. Per quest’ultima voce, infatti, nel 2021 il servizio veniva giudicato come pessimo o insufficiente dal 49,9 per cento degli intervistati, per il 2022 la percentuale scende al 48,7 per cento. Nel dettaglio del servizio di superfice, il 60,4 per cento dei romani si dice insoddisfatto dei bus (era il 59,1 per cento nel 2021) e il 33,4 per cento è scontento dei treni urbani (era il 32,6 per cento nel 2021).

Premiati, invece, i servizi che riguardano acqua pubblica e asili nido, mentre per un cittadino su due il servizio di illuminazione pubblica risulta insufficiente. Alla presentazione del rapporto hanno partecipato, tra gli altri, il segretario generale della Filt Cgil del Lazio, Eugenio Stanziale, il segretario generale della Fp Cgil di Roma e del Lazio, Giancarlo Cenciarelli, e Natale Di Cola della segreteria Cgil di Roma e del Lazio. Di Cola ha osservato “una profonda continuità rispetto alla rassegnazione che Roma debba stare sotto la sufficienza. Questo per noi è motivo di rammarico – ha detto -, c’è necessità di fare il possibile affinché le cose cambino. L’obiettivo finale che ha la Cgil è di non rassegnarsi che Roma non possa avere servizi pubblici di qualità”. Per la gestione rifiuti, nel 2022 in Ama, “erano state programmate 650 assunzioni, noi stimiamo che nel 2022 ci siano state circa 650 uscite in tutto il mondo Ama”, ha commentato Cenciarelli. “Di quelle 650 assunzioni – ha aggiunto il segretario della Fp Cgil di Roma e del Lazio – ne sono state fatte 400, ne mancano ancora 250, e negli incontri avuti con l’azienda non ci è stato assicurato che le 650 previste nel 2022 saranno assunte nel 2023”. Per quanto riguarda Ama “non sono stati fatti investimenti sull’industrializzazione del ciclo dei rifiuti, e non è stato tenuto conto delle evoluzioni anche demografiche della città, con la maggioranza delle persone che si sono spostate nelle zone periferiche e il centro storico diventato soprattutto ricettivo”, ha concluso Cenciarelli.

Per quanto riguarda i trasporti, infine, a Roma “c’è un problema di incapacità della politica locale nell’offrire un servizio all’altezza di quello che chiedono i cittadini”, ha affermato Stanziale. “Atac, la più grande azienda pubblica del centro sud, con 12 mila dipendenti, è governata come se fosse un condominio – ha aggiunto il segretario della Filt Cgil di Roma -. L’azienda non ha capacità industriali per sviluppare un sistema di trasporto che sia puntuale e che possa rispondere alle esigenze dei cittadini. La politica – ha affermato – non ha visione, l’azienda è governata da dirigenti che rispondono più al politico di riferimento che a un’idea di sviluppo dell’azienda in termini industriali. Il risultato è il declino”.

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