Categorie: Economia urbana

Roma: nuove regole per esercizi di vicinato e artigianato alimentare in centro

Si va verso una proroga del blocco alle nuove aperture nell'area Unesco

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Si va verso una proroga del blocco alle nuove aperture nell’area Unesco di Roma per le attività di vicinato e artigianato alimentare. È quanto prevede una delibera che entro maggio sarà sottoposta al vaglio dell’Assemblea capitolina e a cui sta lavorando l’assessorato al Commercio di Roma. Attualmente il blocco di nuove aperture, fissato a tre anni nella delibera 49/2019, è in scadenza al 31 maggio a seguito dell’ultima proroga intervenuta. “Ci stiamo orientando a una proroga del divieto vigente per pochi mesi, il tempo di approvare e rendere operativa la nuova delibera che aggiorna la 49 del 2019 e definisce le attività tutelate, i divieti e i percorsi di qualità : stiamo mettendo mano all’impianto della delibera”, spiega l’assessora Monica Lucarelli, interpellata da “Agenzia Nova”. “A oggi, per fortuna, abbiamo indici di saturazione migliori di quelli del periodo antecedente al Covid: stiamo ragionando quindi sulle attività che vogliamo valorizzare – continua Lucarelli -. In particolare, sui negozi di vicinato va considerato che non averli è un disservizio per i residenti ma allo stesso tempo le imprese non li aprono perché al centro storico ci sono pochi residenti: quindi in questo caso bisogna mettere in campo più azioni congiunte, incentivare le persone a vivere al centro e portare servizi di qualità”.

Un tema da considerare è “il calo di potere di spesa delle famiglie e gli affitti più cari al centro storico. Per quanto riguarda gli affitti è chiaro che nei centri storici di eccellenza ci sono costi elevati, ma Milano ad esempio è più cara di Roma. Stiamo lavorando perché le imprese storiche e artigianali, caratteristiche di Roma, innovino le modalità di vendita ma contestualmente vogliamo evitare, e quindi scoraggiare, l’apertura di tanti piccoli negozi di scarsa qualità che chiudono in pochi mesi”. Per questo si sta ragionando anche a creare una rete con altre Capitali europee – Barcellona, Lisbona e Parigi – per sviluppare percorsi turistici lungo i quali scoprire le attività enogastronomiche e quelle di artigianato artistico di alto livello. “Stiamo lavorando perché le imprese storiche e artigianali, caratteristiche di Roma, innovino le modalità di vendita ma contestualmente vogliamo evitare, e quindi scoraggiare, l’apertura di tanti piccoli negozi di qualità che chiudono in pochi mesi: per fare questo dobbiamo valorizzare i percorsi di qualità, attraverso la comunicazione e la promozione delle attività per farle conoscere, capire le caratteristiche”, aggiunge Lucarelli. “Roma è una città da vivere all’aperto e in cui scoprire il piacere di un buon piatto o di un buon vino ma anche dei tanti manufatti artistici di altissimo livello e che hanno fama mondiale ma spesso non sono noti neanche ai romani”.

“A seguito di un confronto con le nostre associazioni di categoria e con gli assessori di Barcellona, Lisbona e Parigi, è emerso che tutte le città europee che hanno attività di qualità elevata hanno le stesse problematiche: quindi abbiamo immaginato un’azione a livello di Parlamento europeo per lo sviluppo di percorsi dedicati al turismo e con una promozione degli stessi che abbia un respiro europeo – sottolinea Lucarelli -. A inizio marzo abbiamo firmato la carta degli intenti a Barcellona, tra l’autunno e l’inverno ci sarà il secondo incontro e abbiamo proposto di farlo a Roma: l’idea è quella di un sostegno economico per la valorizzazione di percorsi che raccontino la città dal punto di vista enogastronomico e dell’artigianato artistico”.

Tra le proposte per combattere la desertificazione commerciale del centro storico e favorire le imprese storiche locali c’è quella che arriva dall’assessore al Commercio del Municipio Roma I, Jacopo Scatà: “Sicuramente sarebbe utile incoraggiare l’acquisto in presenza e scoraggiare l’uso di sistemi online – ha detto Scatà -. Però, il tema cruciale nel nostro territorio, soprattutto nell’area Unesco, è quello degli affitti. I negozi storici e artigianali che finora hanno retto sono quelli in cui i proprietari delle mura sono anche i titolari dell’impresa. Se il governo prevedesse una forma di sostegno, anche con il contributo d’imposta per le attività artigiane, sarebbe una buona iniziativa. Un’altra possibilità, di cui si potrebbe discutere, è quella di mettere a bando immobili comunali inutilizzati a canoni calmierati”.

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