Cgil di Roma e Lazio: non impedire smart working
Il traffico in tilt
Ogni giorno, a Roma, 700 mila persone salgono in auto e passano anche 3 ore bloccate nel traffico per svolgere una mansione compatibile con lo smart working e il lavoro da remoto. Ormai sono quasi due anni che la Cgil nella Capitale si sta mobilitando per affermare il buonsenso: se una lavoratrice o un lavoratore può operare in smart working non va impedito. Specialmente in una fase di forte stress per la città, con i cantieri prima e con i maggior flussi turistici ora per il Giubileo. Così su Facebook il segretario della Cgil di Roma e Lazio, Natale Di Cola. “Specialmente” perché, per noi, il lavoro da remoto non esiste solo quando c’è un’emergenza, al pari di chi lo nega sempre ma poi ci ricorre in fretta e furia quando gli impongono la bonifica degli uffici dall’amianto, continua Di Cola. Le aziende sanno benissimo che lo smartworking conviene, sia a loro che alle lavoratrici e ai lavoratori. Siamo pieni di ricerche e studi che dimostrano la maggiore operatività e l’aumento del benessere lavorativo, ovviamente quando non si violano i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori. La contrarietà di molte aziende è tutta ideologica, conclude Di Cola. Non c’è niente di razionale. Si è contrari perché non si vuole perdere quel controllo tossico sulle lavoratrici e sui lavoratori e si vuole impedire che ci sia un’organizzazione del lavoro più democratica, con più libertà e autonomia delle persone nel lavoro.