“I biglietti aumenteranno ma la decisione finale spetta alla Regione Lazio”. Con queste parole – lapidarie e inequivocabili – Roberto Gualtieri annunciava a fine aprile 2024 il temuto aumento degli BIT Atac a 2 euro. E la frase non è stata captata off-record o carpita da una chiacchierata informale, visto che il sindaco di Roma l’ha pronunciata in occasione della conferenza stampa per il Giubileo. Evento ufficiale e istituzionale per definizione.
L’aumento è previsto dall’ “Aggiornamento del Piano economico finanziario simulato 2024-2032 dei servizi di trasporto pubblico locale automobilistico extraurbano affidati a COTRAL S.p.A”, un piano in linea con quello di Atac che sarebbe dovuto entrare in vigore il 1 luglio 2024. Ma ad oggi non si registra nessun aumento, presso le biglietterie di Atac e nei rivenditori privati il BIT costa ancora 1,5 euro e il vespaio generato dall’imminente aumento sembra essersi dissolto in una nebulosa indecifrabile. È stato un falso allarme? Si riuscirà a scongiurare un aumento che – viceversa – appariva inevitabile e in linea con i costi del trasporto pubblico delle principali città europee? L’aumento, prima o poi, ci sarà e pensare che il BIT resti a 1,5 euro è illusorio.
Ma perché il termine del 1 luglio non è stato rispettato? Fonti dell’amministrazione capitolina fanno sapere a Radiocolonna che neanche al Campidoglio si sa ancora con certezza la data dell’aumento.
“A causa degli infiniti disservizi gli utenti sono ormai al limite della sopportazione, e scommetterei che sono di nuovo in calo ed in fuga verso il trasporto privato – è il punto di vista del blogger Mercurio Viaggiatore ai microfoni di Radiocolonna – Quindi nessuno vuole assumersi la paternità dell’aumento del biglietto. Tra l’altro, ormai, siamo alle porte del Giubileo, quindi aumentare le tariffe a cavallo del 2025 potrebbe sembrare una tassa “spenna-turisti”, anche perché se aumenterà il numero di passeggeri trasportati, gli incassi per ATAC aumenteranno e la modifica delle tariffe si rende inutile. Il discorso, quindi, potrebbe essere rimandato al 2026.”