"Siamo a quota 33 mila, un numero esorbitante". Cafarotti: torna polizia turistica, abusivismo è letale
“In un anno a Roma sono aumentate di un terzo le inserzioni di privati che offrono alloggi turistici in città, i cosiddetti affitti brevi. Siamo a quota 33 mila, un numero esorbitante. Nella maggior parte dei casi stimiamo si tratti di attività illegali, che non pagano tassa di soggiorno, non hanno l’autorizzazione del Comune e neanche comunicano la presenza degli ospiti in Questura. Oggi, in occasione dell’Albergatore Day, abbiamo illustrato agli assessori competenti di Comune e Regione la situazione e abbiamo mostrato loro quello che accade in altre Capitali europee per contrastare il fenomeno”. Lo afferma il presidente di Federelbarghi Roma Giuseppe Roscioli interpellato sull’edizione odierna dell’Albergatore Day.
“Gli affitti brevi creano sofferenza per gli albergatori e per le stesse città che vedono, ad esempio, la progressiva desertificazione dei centri storici e l’aumento esponenziale del turismo low cost, non di qualità. Poi non ci lamentiamo se a Roma troviamo turisti che mangiano i panini sulla Fontana di Trevi…”.
Di contro Roscioli sottolinea “l’importanza del Convention Bureau, fatto con l’accordo di Comune e Regione per portare i grandi congressi internazionali a Roma”.
“Gli albergatori vanno protetti dalla concorrenza sleale, da quel sottobosco letale di attività abusive e contributi di soggiorno non versati, che piega la nostra imprenditoria sana sottraendo introiti e posti di lavoro. La nostra risposta è: legalità. Da esercitare in primis con la ricostituzione della Polizia Turistica, individuando un nucleo specifico di agenti deputato ai controlli, e supportato da una microstruttura dipartimentale”. Lo ha annunciato l’assessore allo Sviluppo Economico di Roma Cafarotti che ha preso parte all’Albergatore Day. “Il regolamento sul contributo di soggiorno che abbiamo varato ad aprile scorso, dispone per la prima volta l’obbligo del contributo di soggiorno anche per le locazioni brevi. Ma ci muoviamo in una cornice normativa statale da un lato, che le istituisce, regionale dall’altro, che dispone ‘comunicazioni’ estremamente blande in termini di apertura attività, sulle quali tra l’altro i vigili non possono effettuare controlli. C’è bisogno invece di un codice identificativo che ricomprenda e identifichi anche questa tipologia di attività, come pure di definire sanzioni e chiusure. Lo chiediamo al Governo, e alla Regione, firmatari di leggi su cui non possiamo intervenire. Questo è il ‘tema dei temi’: chi mette a disposizione ‘fitti brevi’ non risponde più alla logica di un cittadino privato, ma a quella di un imprenditore. Come tale, come gli altri, deve rispettare le regole. On line si registrano circa 33.000 annunci – non strutture, come erroneamente si è detto – che sfuggono a qualunque logica di verifica e sicurezza”.