I veri scogli per l’inceneritore fortissimamente voluto dal sindaco Roberto Gualtieri sono due. Il primo è il Tar: il 5 luglio prossimo il Tribunale amministrativo del Lazio deciderà dei ricorsi presentati contro l’opera (una decina, tra gli altri dal Wwf e Italia Nostra). Al momento in cui li ha accolti, non ha concesso la sospensione cautelativa.
L’altro scoglio – scrive il ‘’Domani’’ – può venire solo da destra: dall’assessore ai rifiuti della Regione Lazio, Fabrizio Ghera, che la pensa come Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera, soprattutto grande eminenza dei Fratelli d’Italia romani e del Lazio. Secondo Rampelli prima si mette a posto tutto il ciclo dei rifiuti, si sistemano tutte le filiere, poi si arriva all’80 per cento di differenziata (per capirci le quote raggiunte da città come Como, Treviso, Ferrara, Pordenone e Belluno). E infine, solo infine, si ragiona di un inceneritore. Ma a quel punto non serve il colosso progettato da Gualtieri, un impianto da 600mila tonnellate annue: ne basta uno molto più piccolo. Peraltro da collocare da un’altra parte rispetto alla località Santa Palomba, periferia sud di Roma.
‘’Davvero l’intenzione del sindaco Gualtieri – si chiede Rampelli – è piazzare una ciminiera in un quadrante che è un gioiello mondiale, nel mezzo di un sistema di parchi che ci invidiano in tutto il mondo, Appia Antica, Tor Marancia, Caffarella, Tor Fiscale, gli Acquedotti; che è attraversato da un percorso di grande valore enogastronomico e turistico, pieno luoghi di accoglienza e per di più nel luogo dove sorge il Santuario del Divino Amore, tempio della fede della Capitale, dove vengono in processione da tutto il mondo per chiedere una grazia?».
Inoltre Rampelli è convinto «che il sindaco Gualtieri, che ha il potere commissariale, voglia collaborare con spirito costruttivo con la regione, che ha competenze esclusive sul piano dei rifiuti del Lazio. Anche perché va da sé che il ciclo dei rifiuti non è racchiudibile nei confini di un Comune. Per forza la Regione e il Comune devono lavorare insieme, perché il ciclo deve essere gestito in maniera efficiente per tutta l’area regionale. Un dialogo insomma è obbligatorio».
E ancora: «Roma è maglia nera per la differenziata: non può mandare a bruciare una montagna di tal quale», e cioè il rifiuto dal quale non sono state selezionate le diverse frazioni, organica, riciclabile e recuperabile, «Va messa a punto tutta la filiera, vanno realizzati gli impianti di trattamento. L’economia circolare è diventata ormai un valore universale a salvaguardia della qualità dell’aria che respiriamo, ma anche della necessità di riusare ciò che consumiamo per la crisi planetaria di risorse minerali. Gualtieri non può fare l’ambientalista in Europa e poi dimenticarsene nella Capitale, e predicare di bruciare tutto»
Riguardo al Pd, la decisione finale sarebbe rinviata alla segreteria che si riunirà venerdì prossimo. A complicare la vita alla neo-segretaria Elly Schlein, che finora ha preferito essere evasiva, arriva però l’esplicito sollecito dei cinquestelle di Giuseppe Conte, a dire ‘’no’’ al Termovalorizzatore, che rischia di spaccare in due il partito, fra i sostenitori come Michela Di Biase e Roberto Morassut e i contrari, fra i quali la coordinatrice Marta Bonafoni.