Il tema sicurezza è tornato al centro del dibattito politico dopo gli ultimi fatti di cronaca avvenuti a Roma e Milano. Nella Capitale, il 22 aprile scorso, una giovane di 20 anni è stata aggredita e molestata all’interno di un portone di via Principe Eugenio, il giorno dopo, invece, c’è stato il caso della turista aggredita in zona Termini. A Milano, invece, il 27 aprile scorso, una ragazza è stata stuprata nella stazione centrale.
Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha parlato di un piano sicurezza per i grandi centri metropolitani che prevede una maggiore presenza di forze di polizia, più espulsioni di stranieri e l’identificazione facciale.
Ieri a Roma la polizia ha arrestato il rapinatore che all’alba del 23 aprile ha aggredito e rapinato, vicino alla stazione Termini, una turista spagnola, scaraventandola a terra e portandole via il telefono cellulare. Alcuni giorni prima, nella stessa zona, una coppia di turisti americani sono stati avvicinati da due malviventi che li hanno derubato di telefoni cellulari, catenina d’oro e i portafogli.
Si tratta di episodi che iniziano a ripetersi con preoccupante regolarità, da quando il 31 dicembre scorso una turista israeliana è stata accoltellata da un giovane senza dimora polacco. Ma la zona intorno a Termini non rappresenta un’eccezione. Come in ogni grande città, l’area che circonda la stazione centrale è frequentata, molto spesso, da senzatetto, persone che bivaccano con tende e accampamenti di fortuna e, purtroppo, malviventi. Il degrado e la crescente emarginazione sociale finiscono per alimentare fenomeni criminali e insicurezza.
La vicenda della ragazza violenta a Milano ha fatto alzare il livello d’allarme. Si tratta di episodi i cui presunti colpevoli vengono sistematicamente individuati e arrestati; resta però il fatto che, seppure i responsabili sono affidati alla giustizia, gli episodi continuano a verificarsi e, nell’ottica di prevenirli, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi sostiene la necessità di “spostare le attività di polizia nei contesti dove c’è più bisogno. Lo stiamo facendo con tutto il sistema delle forze di polizia. Siamo partiti dalle aree metropolitane, da Roma, Milano e Napoli nell’analisi dell’interazione dei problemi sociali emergenti legati alla sicurezza”, ha spiegato il ministro. “Abbiamo attuato – ha aggiunto – politiche e interventi importanti, non ci siamo fatti trovare impreparati. Gli episodi degli ultimi giorni hanno riportato all’attenzione di tutti l’importanza del rafforzare la presenza in contesti particolarmente critici”, come le aree metropolitane o le stazioni.
Piantedosi, inoltre, ha sottolineato che gli episodi più recenti “hanno visto le forze di polizia pronte, laddove non sono riuscite a prevenire questi episodi, ad assicurare tempestivamente alla giustizia gli autori dei reati. Dobbiamo andare avanti su questo contesto, su questa dinamica, spostare l’attività delle forze di polizia nei contesti urbani dove ce n’è più bisogno. Oltre alle aree urbanizzate più critiche, ma lo facciamo anche nei luoghi della movida, e stiamo ripristinando i presidi nei poli ospedalieri, facendoci carico dei problemi emergenti non di sicurezza tradizionalmente intesa. Viviamo una rinnovata esigenza di rinnovare le politiche di sicurezza, e l’attualità ce lo suggerisce. La cittadinanza vive una crescita di emarginazione e la perdita di punti di riferimento. Il benessere legato al concetto di sicurezza sta subendo connotazioni nuove, con la ricerca di punti di riferimento che vanno oltre le tradizionali concezioni della sicurezza, come l’attività di repressione dei crimini. In questo i carabinieri e le forze dell’ordine sono tra le più apprezzate per poterlo fare”, ha concluso il ministro.
Dunque, per garantire maggiore sicurezza, la volontà del Viminale è quella di continuare ad aumentare la presenza delle forze di polizia “nei luoghi ad alta frequentazione” come ad esempio stazioni, metro, ospedali e aree commerciali. Tra le ipotesi in esame vi è anche il riconoscimento facciale. Su questo, però, occorre trovare un punto di incontro con il Garante, poiché il diritto alla sicurezza andrebbe bilanciato con la privacy.
“La videosorveglianza è uno strumento fondamentale” e “la sua progressiva estensione è obiettivo condiviso con tutti i sindaci. Ma il diritto alla sicurezza va bilanciato con il diritto alla privacy”, ha precisato il ministro in una intervista. Infine, la questione dei migranti senza documenti. Secondo il titolare del Viminale occorre rafforzare le attività di identificazione ed espulsione, “necessariamente potenziando i Centri di permanenza per i rimpatri”.