Una licenza regolare di Roma da dare agli NCC che dimostrino, DURC alla mano, di aver regolarmente pagato in questi anni le tasse e i contributi, anche con un’autorizzazione presa in un paese lontano dal luogo di lavoro. È questa la provocazione lanciata dai microfoni di Radiocolonna da Loreno Bittarelli, storico rappresentante dei tassisti italiani nonché presidente della cooperativa 3570 e dell’URI, la ‘Confindustria’ delle auto bianche, in risposta alle dichiarazioni molto dure rilasciate – sempre a Radiocolonna – dal rappresentante di Anitrav/NCC Giulio Aloisi. Un’occasione, per il mondo dei taxi, anche per replicare alle accuse che gli sono state rivolte su una presunta opacità su questioni fiscali e contributive.
“Le affermazioni di Aloisi sono state molto gravi e sostanzialmente hanno dipinto i tassisti come una categoria di evasori fiscali, che vendono le licenze in nero e che non dichiarano nulla al fisco. Il costo di una licenza taxi, che per esempio a Roma vale circa 120-130mila euro, viene completamente dichiarata tramite un atto notarile, pubblico, senza nessun sotterfugio – spiega Bittarelli a Radiocolonna – un tassista, inoltre, dichiara mediamente 30-35mila euro all’anno, anche se la cifra dipende molto dal contesto in cui si va ad operare. Noi non ci sentiamo degli evasori, ma dei tartassati”.
È davvero impossibile trovare una sinergia tra il mondo dei taxi e quello degli NCC?
“Io sono stato tra i primi a cercare un equilibrio tra le due categorie, visto che il nostro scontro rischia di provocare una guerra tra poveri che alla fine non giova a nessuno. C’è stato il cosiddetto “patto del tortellino”, chiamato così perché siglato a Bologna, che poi non ha avuto seguito per la contrarietà di diverse sigle di taxi e di NCC, compresa quella di Giulio Aloisi. Noi ce la mettiamo tutta, ma se alcuni NCC vogliono dare lezioni di correttezza fiscale e morale, non credo sia possibile un avvicinamento”.
Radiocolonna in diverse occasioni ha sentito il parere di Aloisi su quelle che sarebbero le maggiori problematiche del comparto taxi. Ora, per par condicio e per giusto diritto di replica, si riporta il punto di vista di un tassista celebre su quelli che sarebbero i maggiori problemi del settore NCC.
“Una problematica è rappresentata senza alcun dubbio dalle licenze che noi a Roma definiamo ‘burine’, ovvero gli NCC che lavorano nella Capitale con autorizzazioni prese in piccoli comuni, talvolta lontani, che hanno un costo molto ridotto. Nelle città principali il problema che riguarda gli NCC ha una storia lunga, che affonda le proprie radici nel 1992. Da quell’anno, infatti, non sono state rilasciate un numero di licenze NCC utili ai bisogni del mercato. Questo ha fatto sì che alcuni noleggiatori si arrangiassero andando a prendere delle licenze in piccoli comuni, spesso con la compiacenza degli amministratori locali. Arrivo a dirle che io questa dinamica in parte la posso anche accettare, il problema è che singoli noleggiatori hanno iniziato a prendere decine di licenze non più utili a soddisfare una necessità legata alla sussistenza, ma finalizzate a fare un business dai contorni non sempre trasparenti. Poi, mentre i tassisti lavorano alla luce del sole, direttamente o tramite un sostituto alla guida, ma senza il cumulo delle licenze, gli NCC non hanno questo divieto, quindi possono accumulare più licenze con la necessità di dover far lavorare altre persone – racconta il presidente del 3570 – e qui si nasconde uno degli aspetti più oscuri della questione: molti di questi lavoratori sono in nero, oppure risulta una paga di due ore lavorative a fronte di 12 ore effettive di lavoro, ma anche pensionati ingaggiati a 5 euro all’ora. Questo quadro fa capire il perché non accettiamo lezioni su come si rispetti il fisco e la morale”.
Poi, arriva una proposta agli NCC dal sapore di sfida.
“Sono disposto a fare un confronto pubblico con Aloisi per parlare di questi argomenti. Anzi, mi spingo ancora più in là con una proposta che dimostra la nostra buona fede: dare una licenza regolare di Roma ai noleggiatori, anche con una licenza presa in un piccolo paese, che dimostrino di avere un DURC (il documento unico di regolarità contributiva, ovvero l’attestazione della regolarità dei pagamenti agli enti INPS, INAIL e Cassa edile ndr) attestante il regolare pagamento di tasse e contributi. Molti tassisti mi attaccheranno per questo guanto di sfida, ma credo che i rappresentanti degli NCC su questo punto ci debbano dare una risposta”.