La situazione più grave riguarda la stazione Libia
Il 25 per cento dei 730 impianti di traslazione, tra scale mobili e ascensori, nelle stazioni romane – sia metropolitane che ferroviarie – stamattina alle 8 era fermo e fuori servizio. È il quadro sconfortante emerso oggi dalla seduta della commissione capitolina Mobilità, dove i tecnici di Atac hanno illustrato un quadro dettagliato degli interventi in corso e in programma. In totale nelle stazioni metropolitane di Roma si contano 670 impianti di traslazione, diventano 730 se si includono le ferrovie ex concesse – e da poco di competenza della Regione Lazio – della Metromare e Roma-Viterbo. La situazione più grave riguarda la stazione Libia dove dei sette ascensori, ben sei sono fuori servizio per infiltrazioni d’acqua. “Nell’ambito dei sistemi di trasporto pubblico, gli impianti di movimentazione delle persone, come scali mobili e ascensori, sono considerati a tutti gli effetti impianti del trasporto pubblico. Le loro esigenze sono differenti da quelli di una struttura privata, ad esempio un centro commerciale. Parliamo di 670 impianti dislocati su tutto il territorio della Capitale, un patrimonio mastodontico, disomogeneo per tipologia ed età”, ha spiegato il direttore generale di Atac, Alberto Zorzan, introducendo la relazione tecnica illustrata dalla responsabile del settore.
Nel dettaglio sulla linea A della metropolitana non è funzionante il 56 per cento degli ascensori e il 13 per cento delle scale mobili. Per quanto riguarda le scale mobili, l’87 per cento è in servizio, il 5 per cento fuori servizio per manutenzione straordinaria, il 2 per cento è in attesa di programmazione del collaudo, il 6 per cento è in manutenzione correttiva, ovvero ha un guasto che deve essere risolto. Per quanto riguarda gli ascensori è in servizio soltanto il 44 per cento degli impianti, il restante 56 per cento è arrivato a scadenza della revisione. Tra gli adeguamenti necessari sugli ascensori c’è, ad esempio, la necessità di cambiare le porte che, rispetto alle norme di 20 anni fa, devono avere una diversa resistenza meccanica. E i metalli, come le componenti elettroniche, hanno subito notevoli rincari e non sono semplici da reperire.
Sulla linea B, tra ascensori e scale mobili, è fermo il 17 per cento degli impianti di traslazione. Qui gli impianti sono quelli più vetusti, ci sono 55 scale mobili arrivate a fine vita tecnica nel 2020: sono state effettuate sostituzioni per 31 di queste, 15 sono in lavorazione e due sono state avviate a collaudo. Su 55 scale mobili ferme, il programma di Atac prevede entro la fine di gennaio 2023 la riattivazione di 48 impianti. In totale, tra ascensori e scale mobili, su Metro B è fermo il 17 per cento degli impianti di traslazione a fronte di un 83 per cento funzionante e disponibile: precisamente sul 3 per cento degli impianti sono in corso sostituzioni, il 7 per cento è in manutenzione, la restante percentuale si divide tra impianti in revisione, guasti o riparati ma da collaudare. Sulla linea B1 c’è un 18 per cento di scale mobili ferme. Per quanto riguarda gli ascensori questi vanno adeguati nelle stazioni Annibaliano e Conca d’Oro, come per la linea A, mentre sui sei bloccati dalle infiltrazioni alla fermata Libia, Atac ha segnalato il problema al progettista e si stanno individuando le soluzioni.
Infine, su Metro C, il 40 per cento delle scale mobili è in manutenzione correttiva, ovvero c’è guasto che deve essere riparato. È disponibile il 66 per cento degli impianti, una percentuale residua ha altre questioni in risoluzione, ma sopratutto sulla prima tratta della linea è fuori servizio il 19 per cento dei sistemi di traslazione.
“Una città migliore è una città accessibile, vogliamo liberare la città dal traffico veicolare privato ma se le stazioni non sono accessibili facciamo uno sforzo inutile: mi auguro che in futuro si programmino in tempi adeguati le revisioni. Mi sembra ci sia la volontà e la disponibilità a risolvere i problemi illustrati”, ha sottolineato il presidente della commissione Mobilità, Giovanni Zannola del Pd, chiedendo ad Atac e Ansfisa – l’agenzia del ministero dei trasporti che effettua i collaudi – di fornire un cronoprogramma per la riattivazione dei sistemi a oggi fuori servizio.