Categorie: Economia urbana

“Vogliamo unire l’Italia”: la premier Meloni alla presentazione del progetto Polis di Poste Italiane – VIDEO

Finanziato con 800 milioni dal piano complementare al Pnrr e per 400 milioni dall'azienda, il piano punta sulla rete di uffici postali per creare gli sportelli unici della pubblica amministrazione

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“Vogliamo unire l’Italia, ricucire il tessuto fra città grandi e piccole e garantire a tutti cittadini, indipendentemente da dove vivono, lo stesso identico diritto di accedere ai servizi in maniera semplice e veloce”. Lo ha detto la premier Giorgia Meloni, intervenendo alla presentazione del progetto “Polis-Casa dei servizi digitali” di Poste Italiane, all’Auditorium La Nuvola di Roma. In platea i settemila sindaci dei Comuni con meno di 15mila abitanti.

Il piano – finanziato con 800 milioni dal piano complementare al Pnrr e per 400 milioni dall’azienda – punta sulla rete di uffici postali per “promuovere la coesione economica, sociale e territoriale dei piccoli centri urbani e nelle aree interne”, realizzando uno ‘sportello unico di prossimità’, per accedere a servizi della pubblica amministrazione, e la “più grande rete di coworking del Paese”, con 250 spazi per l’Italia.

“Sappiamo che l’Italia si fonda soprattutto sui suoi Comuni e sappiamo che ciascuno di questi Comuni, indipendentemente da quanto siano rinomati, sono fondamentali”, ha aggiunto la presidente del Consiglio, sottolineando che molte volte i sindaci “non possono contare sulle risorse e sugli strumenti necessari per fare bene questo lavoro”. Nessun sindaco “che voglia dare risposte ai cittadini debba essere rallentato o avere paura di dare quelle risposte ai cittadini”, ha aggiunto.

Per la premier davanti alle sfida che abbiamo davanti “tutti i livelli istituzionali devono darsi lealmente aiuto a vicenda”. In questi momenti “non c’è spazio per i personalismi e per le piccole beghe politiche sulla pelle dei cittadini. Bisogna lavorare tutti insieme, con lealtà, nel rispetto delle differenze perché il Paese ha bisogno della responsabilità della sua classe dirigente”.

 

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