Zannola a Radiocolonna spiega motivi e prospettive della fusione tra Roma servizi per la mobilità e Roma Metropolitane

Il presidente della commissione mobilità di Roma Capitale a Radiocolonna: ecco i punti salienti di un passaggio epocale per il futuro della progettazione delle metro a Roma

Programmare nuove linee metro, ammodernare quelle esistenti e progettare nuove infrastrutture su ferro sono alcune delle sfide più importanti che si troverà di fronte la Capitale. Per questo, uno dei temi più caldi degli ultimi anni a Roma, sul fronte della mobilità, è stato quello che ha riguardato le sorti di Roma Metropolitane. Nata nel 1997 come Servizi Operativi per la Mobilità S.r.l., Roma Metropolitane è stato per anni il soggetto preposto alla progettazione e alla realizzazione di nuove linee per la metropolitana di Roma. Poi, nel 2019, il socio unico Roma Capitale ha previsto la liquidazione dell’azienda entro il 2024, facendo sorgere tra addetti ai lavori, cittadinanza e lavoratori varie domande: che ne sarà della progettazione delle metro a Roma? Quale sarà il futuro dei lavoratori? Il Campidoglio ha stabilito che la strada migliore da percorrere fosse quella della fusione per incorporazione di Roma Metropolitane con Roma servizi per la mobilità, la società di Roma Capitale che pianifica e supervisione le attività di mobilità pubblica e privata. A raccontare a Radiocolonna i retroscena e le ragioni di questa fusione è Giovanni Zannola, consigliere comunale del PD e presidente della Commissione Mobilità di Roma. Insieme all’assessore ai trasporti Eugenio Patané, la figura di maggior spicco nella gestione delle questioni di mobilità nella Capitale.

“La fusione per incorporazione di Roma Metropolitane dentro Roma servizi per la mobilità nasce dall’esigenza di salvare il know how dell’azienda. Un’importante stazione appaltante che la giunta guidata da Virginia Raggi aveva deciso di mettere in liquidazione – spiega Zannola a Radiocolonna – il momento in cui la maggioranza pentastellata aveva deciso la liquidazione è stato forse il più teso della consiliatura, visto che a noi è sembrata da sempre una scelta non corretta che rischiava di compromettere la progettualità ‘su ferro’ di Roma Capitale”.

Il consigliere, poi, spiega perché a suo avviso non sarebbe stato possibile puntare sul risanamento di Roma Metropolitane.

“Abbiamo vagliato la possibilità di mettere ‘in bonis’ l’azienda, ma il procedimento di liquidazione era in uno stato talmente avanzato che l’unico modo praticabile di salvarla è stato quello di fare il processo di fusione per incorporazione – sostiene l’esponente dem – così, abbiamo cambiato lo statuto di Roma servizi per la mobilità, che ora è diventata una società che può progettare e realizzare infrastrutture, una prerogativa che non era ben specificata nel precedente statuto. Poi, si sta lavorando per superare alcuni contenziosi all’interno di Roma Metropolitane. C’è un petitum e siamo a buon punto per superare un contenzioso di natura finanziaria. Roma Metropolitane entrerà così a far parte di RSM portando con sé la propria natura di stazione appaltante, le competenze delle lavoratrici e dei lavoratori, nonché le commesse presenti e future. Si pensi che solo nel PUMS sono previste 17 tranvie, il prolungamento della Metro C e della Metro A e la progettazione della linea D”.

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