Sono 9 i candidati alla carica di presidente della Regione Lazio tra i quali dovremo scegliere il prossimo 4 marzo quando si votera’ anche per le elezioni politiche.
9, dunque, ma la vera competizione per diventare “governatore” e’ ristretta, a meno di clamorosi colpi di scena, all’uscente Nicola Zingaretti, sostenuto da 6 liste (Pd, Civica Zingaretti, Piu’ Europa, Insieme, Liberi e Uniti, Centro Solidale), ed a Roberta Lombardi del Movimento 5 Stelle.
Il candidato del centrodestra, infatti, Stefano Parisi, appare al momento lontano dai primi due anche perche’ nessuno e’ riuscito a convincere il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, a ritirarsi dalla corsa per la presidenza ed a appoggiare il centrodestra, nel cui bacino elettorale pesca anche il vulcanico primo cittadino del comune terremotato lo scorso anno.
Zingaretti risulta, in base ai sondaggi finora effettuati, in testa con circa 10 punti di vantaggio sulla Lombardi, sua principale “competitor” (36,5% contro il 25,7%). Il candidato del Pd non sembra pagare la minifrattura che si e’ registrata nel centrosinistra (come e’ noto, per appoggiarlo il LeU ha chiesto e ottenuto che la lista centrista Civica Popolare di Beatrice Lorenzin fosse estromessa dalla coalizione, cosicche’ questa appoggia un suo candidato, Joan Leonard Touadi’, per la presidenza). Anzi, registra piu’ consensi dei partiti che lo sostengono. Succede l’inverso per la “grillina”, che al momento sembra riscuotere, sia pure di poco, meno voti rispetto alla lista “cinquestelle”.
Ancora piu’ vistoso il divario di voti tra Parisi e la sua coalizione. Il candidato del centrodestra, forse perche’ sentito piu’ milanese che romano (ha perso il ballottaggio per la carica di sindaco del capoluogo lombardo solo qualche tempo fa), sia perche’ danneggiato dalla presenza di Pirozzi (accreditato di quasi il 12 per cento dei voti, quasi il doppio di quanto sono valutate le due liste che lo sostengono), naviga a distanza delle due prime piazze, poco sopra il 23%. Certo, il divario che lo separa dalla Lombardi (quasi al 26%) non e’ incolmabile e potrebbe rimontare, ma raggiungere Zingaretti sembra impossibile.
Comunque, l’area degli indecisi e dei possibili astensionisti ad oggi e’ molto ampia, oltre il 35 per cento dei quasi cinque milioni di elettori della Regione Lazio. Nelle scorse elezioni regionali, quelle del 2013, alle urne si reco’ il 72% degli aventi diritto al voto, quindi diserto’ la consultazione il 28% del corpo elettorale. Le forze in lizza, confidando anche nella concomitanza del voto politico (come nel 2013) sperano di portare alle urne lo stesso numero, se non di più’, e di poter confidare nel loro voto per conservare il vantaggio (Zingaretti) o per ribaltare la situazione (Lombardi e Parisi).
Ultima annotazione. Casapound, movimento di estrema destra, potrebbe entrare nel “parlamentino” regionale con un suo rappresentante.