L’autonomia Regionale o Differenziata è legge, ma l’opposizione pensa già a un referendum abrogativo per cancellarla. La riforma voluta soprattutto dalla Lega piace al Nord, ma è molto invisa al Sud, che potrebbe avere un peso sulla consultazione popolare. La legge, che accentua la divisione del Paese, riconosce da parte dello Stato l’autonomia legislativa alle Regioni a Statuto ordinario su Sanità, istruzione, università, ricerca, lavoro, previdenza, giustizia di pace, beni culturali, paesaggio, ambiente, governo del territorio, infrastrutture, protezione civile, demanio idrico e marittimo, commercio con l’estero, cooperative, energia, sostegno alle imprese, comunicazione digitale, enti locali, rapporti con l’Unione europea.
In base alle decisioni delle singole regioni, in ogni territorio lo Stato potrebbe lasciare al singolo ente la facoltà di assumere insegnanti, gestire ferrovie, fiumi e litorali, scegliere quali sostegni fornire o no alle imprese e decidere le proprie relazioni internazionali. Con i Lep, Livelli Essenziali di Prestazioni, i più ricchi potranno trattenere fino a 9 miliardi di tasse.
Secondo un’elaborazione di Bankitalia, riportata da ‘’Open’’, le Regioni più avvantaggiate sono Lombardia (con 5.090 euro per ciascun residente), Emilia-Romagna (2.811), Veneto (2.680), Piemonte (1.006), Toscana (852), Lazio (789) e Valle d’Aosta (231). Complessivamente il Nord avrebbe in più, magari per istruzione e sanità, 2.715 euro ad abitante, il Centro 514 mentre il Sud ce ne rimetterebbe 2.451 a testa. La quota di Irpef e Iva che potrebbero trattenere Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto secondo lo Svimez ammonta a 9 miliardi totali.
In particolare su temi come sanità e trasporti pubblici è lo Stato a dover decidere quali sono i livelli minimi delle prestazioni. Già oggi, con i Lea, le prestazioni e i servizi essenziali arrancano al Sud rispetto al Nord. In alcune regioni del Mezzogiorno il punteggio Lea è inferiore del 60% rispetto agli altri territori. Le Regioni che sono più avanti nell’applicazione dei Lea sono quelle che hanno chiesto maggiore autonomia: Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto. Nei Lep rientrano anche la tutela dell’ambiente e dell’ecosistema e la produzione di energia. Mentre con la maggiore potestà legislativa si rischiano anche una ventina di sistemi scolastici differenti.
Sull’eventuale consultazione popolare peserà la comprensione di come e quanto la riforma garantirà servizi come sanità, scuola e trasporti in tutta Italia. «Noi abbiamo testato il gradimento della popolazione sull’autonomia differenziata ed è a macchia di leopardo», riferisce all’Ansa il sondaggista Nicola Piepoli, secondo cui molto «dipenderà molto da come sarà formulato il quesito e dall’informazione diffusa tra i cittadini». Per il collega Roberto Weber (Ixè) «sull’autonomia differenziata avremo un paese diviso in due. Possibile un lieve prevalenza dei contrari. Il tema vero sarà l’affluenza».