Coinvolte CNA e Confartigianato. Un elemento importante per un’economia come quella romana caratterizzata da piccole imprese.
Per chi guida un’impresa la conoscenza degli elementi fondamentali della finanza aziendale è un aiuto importante. La cultura finanziaria, soprattutto per i piccoli imprenditori, può diventare la chiave da usare per assicurare la prosperità e qualche volta per la sopravvivenza stessa dell’azienda, soprattutto quando l’economia è colpita da shock profondi e inaspettati. Un tema particolarmente importante per l’economia italiana, e romana in particolare, che si caratterizza per un tessuto imprenditoriale contrassegnato dalle piccole imprese. Ma anche per un altro elemento che emerge da alcune ricerche: la bassa cultura finanziaria degli italiani, imprenditori ma anche semplici risparmiatori.
La Banca d’Italia da tempo è impegnata a diffondere la cultura finanziaria con iniziative nelle scuole e a favore delle imprese, ma i risultati non sono allineati agli obiettivi ambiziosi. L’Istituto di Via Nazionale ha deciso di compiere un salto di qualità con il varo di un progetto di educazione finanziaria mirato sulle piccole imprese coinvolgendo le associazioni di categoria. Il primo corso è stato messo a punto con la collaborazione delle associazioni CNA e Confartigianato che faranno da intermediari per favorire la diffusa partecipazione di imprenditori sulla forza di oltre un milione di iscritti.
Con l’innovazione tecnologica si amplia la gamma degli strumenti a disposizione per finanziamenti e valutazione del credito
Alla presentazione dell’evento il direttore generale di Bankitalia, Luigi Federico Signorini, ha sottolineato la rilevanza di avere competenze finanziarie. Comprendere i vantaggi e i rischi degli strumenti finanziari è diventato ancora più importante alla luce dei profondi cambiamenti che stanno investendo il settore finanziario.
Con l’innovazione tecnologica si affermano nuovi modelli di intermediazione che ampliano la gamma degli strumenti a disposizione delle piccole e medie imprese: basti pensare alle piattaforme di equity crowdfunding o peer to peer lending, che rendono possibile il finanziamento diretto delle imprese da parte dei risparmiatori. Oppure alle tecnologie di valutazione del merito di credito basate sull’utilizzo di grandi quantità di informazioni (big data), che potrebbero allargare il bacino di aziende finanziabili dagli intermediari.
Per sfruttare i vantaggi potenziali che derivano da tali cambiamenti e guardarsi dai rischi sono necessarie conoscenze finanziarie e digitali più avanzate rispetto al passato. Questo vale soprattutto per i microimprenditori, che difficilmente possono fare affidamento su dipendenti o consulenti con competenze specifiche in materia. A livello internazionale, l’importanza della cultura finanziaria delle aziende di minore dimensione è stata riconosciuta già nel 2015 dal G20 sul finanziamento delle Pmi. Successivamente nel 2018 l’OCSE ha pubblicato un quadro dettagliato delle competenze finanziarie che un imprenditore dovrebbe idealmente possedere. Tra queste, riconoscere l’interazione tra finanza personale e aziendale, comprendere l’evoluzione del panorama finanziario, diventare più consapevoli dei canali di finanziamento disponibili e dei rischi finanziari.
Le aziende di minore dimensione nel tessuto produttivo sono oltre il 96 per cento del totale
Nell’ottobre 2020 il Consiglio dell’OCSE ha approvato una Raccomandazione sull’alfabetizzazione finanziaria con la quale i governi aderenti, compreso quello italiano, hanno assunto l’impegno di promuovere l’educazione finanziaria nei rispettivi paesi.
Per l’Italia la promozione dell’educazione finanziaria dei piccoli imprenditori assume rilevo soprattutto per due motivi: il divario della cultura finanziaria rispetto ad altri paesi, e la rilevanza delle aziende di minore dimensione nel tessuto produttivo (oltre il 96% del totale).
Una indagine realizzata l’anno scorso da Bankitalia sull’alfabetizzazione e le competenze finanziarie mostra che il punteggio degli adulti è in media intorno agli 11 punti, su un massimo di 21. Per i soli imprenditori il valore medio è 12,4. Il livello della cultura finanziaria è basso soprattutto tra gli imprenditori meno istruiti e tra quelli a capo di aziende con meno di cinque dipendenti.
La limitata competenza finanziaria dei piccoli imprenditori non è un fatto solo italiano, anzi: se concentriamo lo sguardo su questa categoria (le aziende con meno di 10 addetti), l’Italia si colloca ai primi posti nella graduatoria dei paesi che hanno condotto la stessa indagine.
Un aiuto per uscire dal sistema bancocentrico
Ma il rafforzamento delle competenze finanziarie può recare benefici particolarmente elevati in Italia dove il peso delle piccole imprese non ha confronto con le altre economie avanzate. Da noi le imprese con meno di 10 addetti esprimono il 41% dell’occupazione e il 25% del valore aggiunto, a fronte del 28 e del 18%, rispettivamente, della media UE.
Micro e piccole imprese hanno sempre dato prova di grande vitalità, inventiva. Rafforzare le competenze finanziarie significa poter esprimere al massimo le qualità dell’impresa. L’obiettivo è accrescere la consapevolezza degli imprenditori su alcuni rischi tipici che derivano dai comportamenti e dalle fragilità di bilancio delle microimprese italiane: la scarsa capitalizzazione, l’elevato peso degli oneri finanziari nel conto economico, l’opacità nei confronti dei finanziatori esterni, la confusione tra conti aziendali e personali. Una maggiore consapevolezza si tradurrà anche in rapporti migliori con il sistema bancario caratterizzati da una distanza che tende ad ampliarsi. Le banche non possono prescindere dalla configurazione del tessuto produttivo ma anche le imprese devono compiere un salto in avanti contribuendo ad uscire da un sistema bancocentrico che ha generato più inefficienze che benefici all’economia italiana.