“Quest’estate il territorio di Roma è stato colpito da gravi incendi e da un’eccezionale e prolungata siccità. Gli habitat degli animali selvatici sono stati gravemente danneggiati e la stessa ISPRA, Ente di ricerca del Ministero dell’Ambiente, ha dichiarato che esiste una condizione di rischio per la conservazione della fauna in ampi settori del territorio nazionale. Per questo ho deciso di scrivere all’Assessore all’agricoltura, caccia e pesca della Regione Lazio per chiedere una moratoria della caccia nei territori di Roma colpiti da incendi”. Così in una nota Pinuccia Montanari, assessora alla Sostenibilità Ambientale di Roma Capitale.
“La legge nazionale prevede che le regioni possano vietare la caccia al verificarsi di particolari condizioni ambientali o climatiche proprio come accaduto quest’estate con incendi, caldo e siccità. Non si tratta di vietare la caccia per sempre ma di sospenderla per dare respiro agli animali selvatici colpiti da una situazione ambientale e climatica eccezionale allo stesso modo delle nostre campagne e delle nostre città”, conclude la Montanari.
D’altronde proteste sono state già sollevate dalle associazioni animaliste per le quali le “9 ore e 20 minuti, questa è la riduzione dell’attività venatoria prevista dalla Regione Lazio costituisce una palese presa in giro”. La riduzione, infatti, riguarda la sola preapertura, cioè quella concessione di caccia straordinaria rispetto alla previsione dell’apertura generale che rimane invariata il 17 settembre.
A fronte di una stagione drammatica dal punto di vista ambientale, sarebbe servito un provvedimento straordinario, spiegano ENPA – LAV ROMA – LIPU LAZIO – WWF LAZIO, “per garantire la tutela della fauna selvatica, con la cancellazione della preapertura e, se non la completa abolizione della stagione venatoria, la previsione di aprire la caccia solo a fronte di un netto miglioramento climatico”.
È stata la stessa Regione Lazio ad ammettere, con una nota, che la situazione è drammatica con aumento dei roghi in alcuni luoghi del 600% ed in modo particolare nelle province di Latina e Roma dove l’aumento è stato del 1700%, “un immenso patrimonio naturale orami andato in fumo”.
Anche secondo l’Ispra i dati meteoclimatici indicano che l’anno in corso è stato caratterizzato da una situazione decisamente critica, con temperature massime molto elevate e lunghi periodi di siccità, che ha determinato in tutta Italia una grave stress in molti ecosistemi ed è stata aggravata dall’impressionante numero di incendi.
Ciò comporta, secondo Ispra, “una condizione di rischio per la conservazione della fauna in ampi settori del territorio nazionale, con conseguenze, nel breve e nel medio periodo, sulla dinamica di popolazione di molte specie” (anche a causa del “maggior dispendio energetico per raggiungere le ridotte fonti idriche), sul successo riproduttivo e sull’aumento della mortalità. A questo vanno aggiungersi altri fattori, tra cui l’impoverimento della disponibilità alimentare per la fauna (sia per le specie che si nutrono di bacche, semi e insetti, sia per quelle erbivore) e il rischio di fenomeni di anossia per gli ecosistemi acquatici.
In condizioni normali la preapertura non dovrebbe essere proprio concessa, visto che il Piano faunistico venatorio della Regione Lazio risale circa a 20 anni fa, e non certamente alla Tortora; una specie recentemente classificata come SPEC 1, quindi minacciata a livello globale, per la quale dovrebbe essere previsto il divieto di caccia a prescindere.
Ma la Tortora non è l’unica specie SPEC 1 per la quale la Regione Lazio autorizza la caccia, anche la Pavoncella, il Tordo sassello e il Moriglione sono specie SPEC 1 per le quali è previsto il prelievo venatorio. Oltre a queste, ci sono altre 7 specie in cattivo stato di conservazione per le quali la caccia dovrebbe essere concessa a fronte di specifici piani di conservazione, piani che non esistono. In totale sono 11 le specie in cattivo stato di conservazione oggi cacciate nel Lazio.
“A fronte di questa gravissima situazione, l’Assessore Hausmann avrebbe dovuto annullare le preaperture e quantomeno posticipare l’inizio della stagione venatoria. Invece come si legge in una nota dello stesso Assessore, la chiusura anticipata è stata concordata con le sole associazioni venatorie ed agricole; così facendo è andato incontro alle esigenze mondo venatorio e non certo sono state accolte le preoccupazioni del mondo ambientalista, animalista e dell’ISPRA e tantomeno sono state considerate le esigenze collettive, quindi di tutti i cittadini, di tutela e conservazione della fauna”, conclude la nota congiunta.